Onorevole deputato/a  Onorevole senatore/trice,

dopo la modifica della Costituzione che ha tagliato il numero dei Deputati e dei Senatori a partire dalla prossima legislatura, è indispensabile approvare in tempo utile una nuova legge elettorale.

Tra pochi mesi il Parlamento e i delegati delle Regioni dovranno eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Non è un mistero che alcune delle soluzioni di cui si parla potrebbero portare ad elezioni anticipate. Occorre evitare ad ogni costo che si voti con la legge elettorale oggi in vigore.

La tendenza a una preoccupante crescita dell’astensionismo, segnalata da ultimo nel recente turno amministrativo, deve essere contrastata. È essenziale a tal fine una legge elettorale che risponda in primo luogo al principio della rappresentanza e che punti a ridare qualità e ruolo al Parlamento per riportare elettrici ed elettori al voto. La drammatica caduta di credibilità del Parlamento deriva anche da almeno due decenni di leggi elettorali che ne hanno minato la qualità e l’autonomia.

La legge elettorale in vigore è un “Rosatellum” con un’ulteriore torsione maggioritaria derivante dalla diminuzione del numero di parlamentari da eleggere. Il taglio innalza la soglia per essere eletti di oltre il 30 % rispetto al 3% attuale. Soglia che diventa molto più alta nelle piccole regioni dove il numero dei parlamentari da eleggere è ridotto. In alcune regioni al Senato sarà impossibile avere anche un minimo di proporzionalità nella rappresentanza. Alla perdita di capacità rappresentativa delle assemblee elettive si aggiunge la perdita di qualità nella composizione, poiché i componenti sono scelti dai vertici dei partiti, lontani dalla rappresentanza reale degli elettori.

Nella nostra Repubblica il Parlamento è centrale nell’architettura istituzionale disegnata dalla Costituzione. Ma la perdita di qualità e di capacità rappresentativa contribuisce a capovolgere i ruoli istituzionali. Il ruolo del Governo si dilata, diventando preminente, il potere si concentra nelle mani del Presidente del Consiglio, mentre il Parlamento si riduce sostanzialmente a ratificare le decisioni del governo. Lo dimostrano il ricorso continuo ai voti di fiducia, i numerosissimi decreti legge adottati senza l’eccezionalità prevista, i maxiemendamenti votati a scatola chiusa.

La fiducia dei cittadini è scesa ai minimi termini. Occorre ridare alla rappresentanza delle elettrici e degli elettori il ruolo, la credibilità, il prestigio che deve avere e che oggi non ha. La prima condizione, non l’unica, è la modifica radicale della legge elettorale. Solo un Parlamento composto da persone che non sono nominate dall’alto, dai capi partito o corrente, ma che ricevono la fiducia direttamente dai cittadini possono contribuire a questo riscatto. Oltre alla garanzia che gli eletti alla Camera e al Senato vengano scelti direttamente dalle elettrici e dagli elettori, occorre una ripartizione dei seggi che garantisca una rappresentanza parlamentare proporzionale, con recupero nazionale dei resti.

Le tentazioni maggioritarie o di votare con la legge in vigore sono un grave errore, che porterebbe a una crisi di fondo il ruolo della rappresentanza parlamentare con lo stravolgimento della nostra Costituzione. Presidenzialismo e personalizzazione estrema non sono risposte adeguate.

La legge elettorale è un primo passaggio cruciale, cui deve seguire una legge sui partiti in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Anche la crisi dei partiti ha un ruolo negativo sulla qualità della rappresentanza. Occorre ritrovare un confronto su visioni di lungo periodo sulla società, sull’economia, sulle divaricazioni sociali crescenti e sulle condizioni di vita, più che mai messe in discussione dall’alterazione a livelli quasi catastrofici del clima e dell’ambiente. Mentre occorre avere un’idea di futuro, la politica attuale è ripiegata sull’immediato, sulle convenienze, sulla gestione del potere. L’influenza dei consigli di amministrazione, delle sedi finanziarie ha gonfiato le vele del decisionismo politico di pochissimi sulla testa di moltissimi. La grande maggioranza dei cittadini subisce le decisioni.

La vita della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza e disegnata dalla Costituzione, dovrebbe al contrario essere partecipata, con conflitti vivaci ma regolati, con un equilibrio tra i poteri, con l’obiettivo di includere i più deboli e ridurre le disuguaglianze. Per questo occorre realizzare una democrazia avanzata e partecipata, tanto più nell’epoca dell’informatica e della globalizzazione. Ciascuna opinione politica dovrebbe poter riempire con i suoi contenuti questo spazio di libertà, conquistato con tanta fatica, e che ha bisogno di partiti diversi, contenitori di idee e scelte, di rappresentanze sociali, di dialettica, di confronto. Avere opinioni diverse è una ricchezza, non una difficoltà. La capacità di comporre è la forza della democrazia. La Germania sta confermando con i fatti che un sistema elettorale proporzionale è in grado di dare vita a una coalizione e a un governo fondati su un programma, mentre in Italia le coalizioni maggioritarie di destra o di sinistra, costruite a tavolino, si sono sfaldate.

Il primo passo di una nuova legge elettorale va compiuto adesso.

Il Coordinamento per la democrazia costituzionale sostiene l’iniziativa dei cittadini che puntano alla dichiarazione di incostituzionalità della legge elettorale in vigore, e contemporaneamente chiede ai partiti di fare subito la loro parte in Parlamento.

Sarebbe un errore imperdonabile non approvare il prima possibile una nuova legge elettorale.

La Presidenza nazionale del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

Roma, 8 novembre 2021

 

Per comunicazioni o informazioni: Andreina Albano – andreinaalbano@gmail.com