Ora è il tempo per parlare di una nuova legge elettorale. Il ritorno al voto una possibilità concreta. Il rischio del rimedio peggiore del male che si vuole curare. La proposta del coordinamento per la democrazia costituzionale

Ora è il tempo per parlare di una nuova legge elettorale. Il ritorno al voto una possibilità concreta. Il rischio del rimedio peggiore del male che si vuole curare. La proposta del coordinamento per la democrazia costituzionale

Ci vorrà ancora tempo per capire se dopo il voto del 4 marzo esiste una soluzione politica tale da consentire di creare una maggioranza e un governo. Le delusioni derivano da un’interpretazione del risultato del voto che per settimane è stata falsata da propaganda di maniera e da versioni giornalistiche sbrigative. Un esempio: la formula che ci sarebbero due vincitori. Non è così, non solo perchè il vincitore o è uno o non è, ma ancora di più perchè in realtà ci sono due partiti che sono andati molto bene, almeno dal loro punto di vista, ma non hanno vinto perchè – come dimostrano i fatti – non hanno una maggioranza parlamentare.

Solo di recente questa verità comincia a farsi strada, lasciando ovviamente qualche deluso perché fino a poco fa la versione fornita diceva il contrario. Va sottolineato che in realtà con il rosatellum c’è già un premio per i partiti o le coalizioni che hanno conquistato più seggi all’uninominale. I 5 Stelle ad esempio come ha ricordato Di Maio con quasi il 33 % hanno il 36 % dei parlamentari. Un effetto maggioritario c’è già. Così per il centro destra. Infatti non a caso è iniziata la ricerca di una maggioranza possibile, che può essere costruita sui due meglio piazzati o in altro modo, ma è certo che una qualche forma di alleanza è indispensabile. Altrimenti come ha ricordato qualcuno uscendo dallo studio del Presidente Mattarella, usando toni un poco ricattatori, si torna a votare.

Difficile trovare una intesa politica abbandonando argomenti di mera bandiera

Per arrivare ad una soluzione politica che consenta di dar vita ad un governo occorre scongelare la situazione, trovare un’intesa politica sulle scelte possibili da compiere, abbandonando argomenti di mera bandiera. Certo tutto è più difficile perché prima del voto ciascuno ha chiesto i voti per sé in un’escalation polemica verso gli altri soggetti politici. Tanto è vero che il Pd risulta tuttora paralizzato proprio dalla polemica politica pre elettorale che non sembra consentirgli di muoversi.

È interessante che i 5 Stelle dopo essersi per settimane arroccati sulla posizione che pretendeva i voti di altri a loro sostegno senza alcuna discussione ora siano arrivati ad una posizione più ragionevole come quella di concordare un programma scritto come è accaduto in Germania. Ovviamente un programma scritto deve essere discusso e approvato e quindi tutto torna in discussione, compresa la mossa di presentare il governo prima del voto.

Lo scorrere del tempo sta portando a cambiamenti interessanti, ma non è detto che si arrivi a una soluzione stabile e quindi le elezioni sono ancora una possibilità più concreta di quanto molti sembrano ritenere. Non è detto, ma neppure si può escludere questa possibilità.

È proprio questa eventualità che potrebbe aprire uno scenario che occorre cercare di prevenire. Anzitutto rivotare con questa legge elettorale potrebbe non servire a sbloccare la situazione. I partiti che sono cresciuti di più il 4 marzo potrebbero crescere un altro poco senza però riuscire strappare la maggioranza da soli.

È da questa consapevolezza che deriva la tentazione di aggiungere al rosatellum un premio di maggioranza. Tralasciamo per il momento che un premio di maggioranza innestato sul rosatellum creerebbe un altro e più orrido mostro di quanto già non sia questa legge elettorale. Del resto Giorgia Meloni ha parlato esplicitamente di un intervento di questa natura che rientra nella serie classica di rendere maggioranza parlamentare una minoranza elettorale.

Occorre ridare al Parlamento il ruolo centrale che gli assegna la Costituzione

La legge elettorale è decisiva in questa fase sia per mettere al riparo il paese dal ripetersi di un voto come è avvenuto il 4 marzo, sia per evitare che travolti dall’impossibilità di una soluzione politica di governo si scivoli più o meno consapevoli sul dirupo di un premio di maggioranza posticcio e inventato al solo scopo di tentare di vincere le elezioni ad ogni costo. Sarebbe un disastro. Meglio ragionare a mente fredda della legge elettorale, senza farsi travolgere da presunte esigenze di emergenza, salvo scoprire che il rimedio è peggiore del male che si vorrebbe curare.

Per questo come Coordinamento per la democrazia costituzionale abbiamo presentato una proposta di legge elettorale che anzitutto insiste sul proporzionale come modalità di rappresentanza più corretta per un paese che ha un’articolazione politica che non consente di costruire una camicia di forza bipolare senza forzature eccessive. Poi nella proposta di legge abbiamo aggiunto una questione oggi decisiva per ridare al parlamento il ruolo centrale che gli spetta in ossequio alla nostra Costituzione; per farlo è decisivo che i parlamentari non siano più scelti dall’alto, dai capi partito, ma dagli elettori che dovrebbero rappresentare, ridando ruolo e fiducia a parlamentari che da oltre 10 anni sono ridotti all’approvazione di provvedimenti decisi da altri, senza alcuna possibilità di intervenire, compresa la legge elettorale da cui dipende la loro elezione, approvata con ben 8 voti di fiducia, senza alcuna possibilità di modificare neppure una virgola. Troppi sono tuttora distratti, invece la legge elettorale è decisiva e questo è il tempo per parlarne e approvarne una nuova.