Pubblichiamo di seguito l’intervento di Alfiero Grandi in apertura dei lavori del convegno per il 70° della Costituzione del 27 dicembre che si è tenuto in aula Biblioteca del Senato della Repubblica.

 

70 anni fa la Costituzione è stata firmata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Il 1° gennaio 1948 è entrata in vigore. Vogliamo con questa iniziativa sottolineare il grande valore che attribuiamo alla nostra Carta costituzionale. Ci siamo battuti nel referendum costituzionale per bloccare quelle che continuiamo a chiamare le deformazioni della Costituzione volute e fatte approvare a forza dal governo Renzi. E’ il governo che ha sbagliato i conti nella convinzione, rivelatasi un clamoroso errore, di ottenere un consenso plebiscitario.

Quando abbiamo iniziato la campagna per il No, contro le modifiche della Costituzione, l’11 gennaio 2016,  ci davano al 20 %. Il No il 4 dicembre 2016 ha vinto il referendum con quasi il 60%.

Abbiamo sempre riconosciuto che alla vittoria del No hanno contribuito altre culture politiche, altri soggetti, perfino alcuni che mai avevano difeso prima la Costituzione.

Noi abbiamo puntato sul merito, spiegando perchè quelle deformazioni costituzionali erano da respingere e con esse la legge elettorale (Italicum) che ne era il completamento. Siamo stati al merito e abbiamo fornito argomenti e data dignità al No, offrendo un punto di riferimento a quanti assistevano costernati al tentativo di costruire un diverso sistema istituzionale, scombiccherato e stravolgente del sistema costituzionale promulgato 70 anni fa, che andrebbe trattato con maggiore rispetto e cautela.

La nostra Costituzione rappresenta un punto essenziale di riferimento e di tenuta della coesione sociale culturale del nostro paese, uscito stravolto dalla seconda guerra mondiale in cui l’aveva trascinato il fascismo. La Costituzione è stata un riferimento sicuro decisivo durante traversie importanti e tornanti pericolosi per la tenuta democratica del nostro paese.

Il ruolo del parlamento nel nostro assetto costituzionale è centrale, rappresenta  i cittadini, che esercitano, anzitutto in questo modo, la loro sovranità come previsto dall’articolo 1. Un ruolo centrale che ha garantito una democrazia avanzata e insieme  l’autonomia dei poteri dello Stato.

La Costituzione garantisce il voto personale, libero ed uguale, ma non limita l’esercizio democratico al voto ogni 5 anni, basta ricordare gli articoli 49 (diritto di associazione partitica), 50 (petizioni alle Camere), 71 (proposte di legge di iniziativa popolare), 75 (referendum abrogativi), 138 (referendum costituzionali), per non parlare del 40 (diritto di sciopero) e del 46 (partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende).

La Costituzione garantisce un assetto democratico avanzato che centri finanziari  e di potere internazionali insieme a settori nazionali cercano da tempo di smantellare.

Garantire una democrazia avanzata e partecipata non è conservazione ma la forma più moderna e attuale con cui guardare al futuro del nostro paese, avendo come riferimento  le generazioni che verranno.

Le istituzioni servono per decidere le scelte che riguardano i cittadini. La prima parte della Costituzione garantisce diritti fondamentali ai cittadini. Diritti tuttora attuali,  purtroppo largamente da attuare. In alcuni casi regrediti come ad esempio i diritti dei lavoratori, per subalternità culturale e politica all’austerità.

L’articolo 3 afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale alla libertà e all’uguaglianza. Da questo articolo discende potenzialmente un avanzato programma di governo.

L’attuazione della prima parte della Costituzione è strettamente legata alle modalità di decisione contenute nella seconda parte, con il completamento della legge elettorale, che dovrebbe avere l’obiettivo di fare eleggere una rappresentanza che goda della fiducia dei cittadini. La legge con cui andremo a votare tra poche settimane, imposta con ben 8 voti di fiducia, putroppo ha dato continuità alla serie nefasta dei parlamentari nominati dall’alto, avviata con il porcellum.

Il nostro paese ha bisogno di trovare una nuova coesione a partire dall’affermazione dei diritti e delle garanzie per chi lavora, di interventi forti per creare occupazione soprattutto per i giovani, per la scuola, la sanità, l’assistenza, le pensioni. Tutti aspetti decisivi per la coesione che debbono essere garantiti da un sistema pubblico, con al centro diritti esigibili. Mentre oggi ci si vanta con ipocrisia di aumenti di spesa a fronte di tagli reali che pesano sulla pelle delle persone e negano così diritti fondamentali, come accade per la salute, con 11 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi.

Non possiamo dimenticare i 5 milioni di poveri, raddoppiati in 10 anni, e che un cittadino su tre rischia di regredire nella condizione di povertà.

Per questo siamo impegnati a rimuovere le modifiche all’articolo 81 che hanno introdotto nella Costituzione sotto dettatura il dogma dell’austerità.

Per questo siamo contrari a dare continuità nel corpo legislativo europeo al Fiscal compact, che è all’origine di questa modifica dell’articolo 81.

L’Europa è il nostro orizzonte, ma non ci piace quella che consente il glifosato in agricoltura in spregio alla salute dei cittadini, che abbandona nella povertà una parte consistente dei propri cittadini, che persegue una miope politica di chiusura verso    l’immigrazione, che non fa i conti con seri rischi di compromissione dello stato di diritto come in Polonia ed Ungheria.

Arrivano meno migranti sulle nostre coste perchè troppi vengono ora rinchiusi nei lager libici senza alcuna garanzia, neppure per la loro vita; non ci sono garanzie per i bambini, per l’integrità delle persone, in particolare per le donne, per la vita stessa. Rifiutiamo di chiudere gli occhi verso questi vergognosi ed inumani campi di concentramento.

Occorre una nuova stagione europea per  salvare l’Unione e questo può nascere solo dall’uguaglianza, dalla solidarietà, da una politica di pace. Viene in mente il nostro meraviglioso ma troppo spesso disatteso art. 11, ricordiamocene quando presto si discuterà di interventi militari italiani in nuove aree. Vanno rilanciati i valori europei delle origini, quelli dei sognatori dell’Europa unita proprio quando era ancora in guerra.

Questa legislatura non ha approvato lo ius soli ed è un’ulteriore ombra su governi e parlamento che hanno invece trovato il tempo per tentare di manomettere la Costituzione. Il parlamento ha  subito il ricatto elettorale di chi vuole chiudersi nell’illusorio recinto dei “ricchi”. Recinto che è destinato ad essere travolto da ondate migratorie che non possono essere fermate da muri e filo spinato.  Gli immigrati sono importanti per il futuro economico e sociale dell’Italia e dell’Europa come dimostra la percentuale di Pil che dobbiamo al loro lavoro.

A fronte della netta volontà dei cittadini di mantenere la Costituzione del 1947 – con la vittoria del No – abbiamo ascoltato di recente affermazioni inaccettabili del tipo: rifarei tutto domani. Quando gli elettori si esprimono tutti dovrebbero ascoltare e riflettere, altrimenti il problema non è solo politico ma è l’apertura di una frattura tra governanti e governati. Una ferita nella stessa democrazia.

La caduta di credibilità delle istituzioni, la crescita dell’astensione e del populismo hanno origine nella frattura tra governanti e governati, nel rifiuto di prendere atto della volontà dei cittadini. Così i cittadini sono spinti verso il non voto, la protesta, la contrapposizione verso le istituzioni.

La legge elettorale con cui voteremo è sbagliata perchè approvata con ben 8 voti di fiducia e perchè rende impossibile per gli elettori scegliere i loro rappresentanti in parlamento. I parlamentari saranno ancora una volta scelti dai capi partito, senza neppure alcuna garanzia democratica attuativa dell’articolo 49 della Costituzione.

In questa fase della nostra storia fare scegliere gli eletti dai cittadini è decisivo per ridare forza e qualità alla democrazia, respingendo un’idea elitaria e tecnocratica del governare, che vuole imporre ad ogni costo le scelte ai cittadini.

Avevamo chiesto con la petizione, che ha raccolto 230.000 firme, di far scegliere i parlamentari dai cittadini, la risposta è stata: voto di fiducia e tutti i parlamentari nominati dall’alto. Neppure la proposta del prof Onida di consentire due voti diversi per maggioritario e proporzionale è stata ascoltata.

Non abbiamo alcuna intenzione di rassegnarci al fatto compiuto. Chiederemo ai cittadini di andare a votare, ma ricorderemo la responsabilità di chi ha voluto questa legge elettorale e useremo tutti gli strumenti democratici previsti dalla Costituzione e dalle leggi per spingere il nuovo parlamento a cambiare la legge elettorale. Per questo stiamo preparando una proposta di iniziativa popolare per modificare questa legge elettorale e se sarà necessario promuoveremo il referendum abrogativo.

La nostra Costituzione è punto di incontro di grandi ideali, di pensieri lunghi che hanno cercato un’intesa duratura per il nostro paese. Ci possono essere modifiche, avanzamenti, come è stata la modifica dell’art 51 per la parità di diritti tra i generi che ha coronato l’accesso delle donne nella magistratura, il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, ecc.

La Costituzione, nata in un’epoca di grandi tragedie, in un paese riscattato dalla Resistenza antifascista e antinazista, è stata ostacolata fin dal suo esordio. Il peso del ventennio fascista si è fatto sentire. In tempi più vicini ne hanno chiesto la revisione centri finanziari e di potere internazionali, vagheggiando un ridimensionamento della partecipazione dei cittadini, la riduzione del parlamento ad un votificio, dedito ad approvare le proposte del governo e infine un governo dominato da un demiurgo, a sua volta subalterno ai centri di potere internazionali.

Se queste sono le modifiche preferiamo tenerci la Costituzione che abbiamo.

Le pressioni per manomettere la nostra Costituzione torneranno alla carica. Dobbiamo aspettarci un nuovo assalto alla Costituzione, che sarà più apertamente presidenzialista. Sappiamo che a destra c’è chi pensa  di rilanciare il presidenzialismo. E’ un’altra Costituzione per un’altra Italia. Chi vuole perseguire questi obiettivi deve avere il coraggio di farlo apertamente, misurandosi con gli elettori. Noi faremo di tutto per bloccare questa deriva.

Maggioritario, decisionismo, accentramento, evoluzione tecnocratica, fino alla suggestione presidenzialista non sono affatto scelte inevitabili, tanto meno le migliori per la nostra democrazia. Berlusconi ha già governato con 100 deputati di maggioranza e,  malgrado l’arroganza che questo sembrava autorizzare, ha dovuto subire la bocciatura clamorosa delle sue scelte su nucleare ed acqua pubblica nei referendum del 2011, da cui è iniziata la conclusione di quella esperienza di governo e questo – purtroppo – in altri schieramenti non è mai stato completamente compreso  .

Non si può arrivare allo stravolgimento della Costituzione come ha tentato la Renzi- Boschi attraverso la procedura dell’art. 138. Il 138 è stato concepito, come altre parti della Costituzione, in rapporto ad una rappresentanza sostanzialmente proporzionale.

Il punto di fondo oggi è ripristinare credibilità nel rapporto tra rappresentanti e rappresentati, ridando forza alla costruzione democratica della nostra Costituzione.

La democrazia deve avere organi funzionanti, legittimati, credibili e partiti organizzati democraticamente. Può sembrare un sogno ma è quello che scrissero i costituenti in questa Carta. L’alternativa è un universo di individui, chiusi nel loro essere monadi, di gruppi di potere che cercano in ogni modo di affermarsi, talvolta perfino in combutta con la malavita, incapaci di una visione solidale.

Il risorgere di tentazioni neofasciste va combattuto con determinazione, c’è troppa sottovalutazione, troppa falsificazione storica e politica. Questo pericolo non deve essere sottovalutato, appoggiamo pienamente le iniziative dell’Anpi per mobilitare le coscienze democratiche del nostro paese. Le tentazioni autoritarie di destra nascono dalla crisi del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, dalla tentazione di risolvere i problemi con un colpo di mano.

Dobbiamo essere grati ai costituenti che hanno approvato questa Carta costituzionale e il modo migliore di celebrarne il 70° è respingere gli attacchi e attuarla nei suoi principi fondamentali. C’è tanto cammino ancora da fare ancora, tanto da giustificare un programma di governo che si proponga di dare attuazione ai principi costituzionali.

Il nostro Coordinamento non presenterà liste alle elezioni. Abbiamo scelto di restare cittadini che vogliono partecipare e organizzare la partecipazione, perchè l’esercizio democratico non si esaurisce nel voto ogni 5 anni e non siamo disponibili a subire l’arroganza di altri, a partire da questa legge elettorale. Dopo il 2006 il movimento referendario si è sostanzialmente dissolto, cercheremo di evitare questo errore.

E’ in gioco la qualità della nostra democrazia, per noi, per quelli che verranno dopo di noi. Per questo intendiamo restare in campo e affermare i contenuti della nostra Costituzione.