La Via Maestra si candida a interpretare la domanda di riscossa sociale su temi di fondo come sanità, scuola, povertà e nell’affermare diritti misconosciuti come il rinnovo dei contratti di lavoro e il diritto dei sindacati di essere ascoltati sulle scelte di fondo per il futuro dell’Italia. La Via Maestra si è allargata dal nucleo originario ad un’area molto ampia di associazioni ed organizzazioni.
Sabato 2 marzo si è svolta una partecipata assemblea nazionale, punto di coordinamento di soggetti e associazioni di varia natura (oltre duecento), che si è consolidato negli ultimi tempi e di cui la Cgil è un punto di riferimento.
La novità di rilievo dell’assemblea del 2 marzo è l’avvio di un programma di iniziative su pace, democrazia e Costituzione, lavoro e un insieme di obiettivi sociali, decisi dall’Assemblea nazionale della Cgil, che ha anche dato mandato alla segreteria nazionale di predisporre tre referendum abrogativi su licenziamenti individuali, precarietà del lavoro, modifica degli appalti da affiancare e intrecciare al referendum abrogativo sull’autonomia differenziata differenziata che la Cgil contribuirà a promuovere non appena il ddl Calderoli dovesse essere approvato definitivamente. È un intreccio importante di obiettivi sociali ed istituzionali.
Capitolo a sé stante è il referendum costituzionale sul premierato, modifica costituzionale che Giorgia Meloni vuole fortemente, ma che ha tempi probabilmente diversi. Infatti, la proposta di revisione costituzionale deve essere approvata, sulla base dello stesso testo, due volte a distanza di almeno tre mesi da ogni ramo del Parlamento e per ora è ancora al primo esame del Senato, quindi resta difficile dire con certezza quando sarà possibile procedere con il voto del referendum.
Il legame tra le diverse iniziative referendarie va definito tenendo conto delle diversità delle materie e dei tempi di attuazione.
Un rinnovato impegno della Cgil e de La Via Maestra
La Cgil e tutta la Via Maestra hanno confermato l’intenzione di organizzare un forte contrasto politico al premierato in tutta la fase del suo esame parlamentare, sapendo che il referendum popolare può arrivare solo dopo la sua approvazione perché questa è la regola dettata dall’articolo 138.
Sappiamo che sull’ipotesi di referendum costituzionale sul premierato è in corso un tentativo per bloccarlo proveniente da ambienti diversi. Questo tentativo va contrastato in radice in quanto per diventare realtà ha bisogno che una parte dell’opposizione voti insieme alla maggioranza di destra per farle raggiungere i due terzi dei voti parlamentari. Senza dimenticare che la proposta del premierato è del Governo, in particolare di FdI, infatti è firmata da Meloni e Casellati e le modifiche vengono discusse solo nei vertici di maggioranza, le opposizioni sono tagliate fuori. Perché mai le esse dovrebbero allora aiutare una maggioranza arrogante e autoreferenziale, dandole i voti che le mancano per arrivare ai due terzi (a favore) e bloccare così il referendum?
La Cgil punta a completare il quadro delle iniziative con un programma di interventi sulle materie sociali, ad esempio sanità e scuola, promuovendo leggi di iniziativa popolare e lanciando una campagna straordinaria per il rinnovo dei contratti di lavoro.
Grazie a questi impegni l’assemblea della Via Maestra ha potuto delineare una complessa strategia di iniziative, in cui certamente spicca la scelta referendaria ritenuta necessaria per alcune materie, proponendo a tutte le forze della società, della politica, della cultura e delle istituzioni che si riconoscono nei fondamenti della nostra democrazia, fondata sulla Costituzione del 1948, un’offensiva politica, sociale, culturale per attuarla e difenderla.
Perché questa è la vera discriminante politica: la Costituzione.
Verso l’allargamento de La Via Maestra
La Costituzione, infatti, non è responsabile delle difficoltà del nostro Paese, che sono da attribuire semmai ad errori ed insufficienze della politica. Anzi difendere ed attuare la Costituzione è la scelta strategica indispensabile per restituire all’Italia i valori fondamentali che debbono ispirare e guidare il futuro del nostro paese.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale aveva già proposto, insieme ad altri, di dare vita ad una discussione a tutto campo ne La Via Maestra per mettere al centro la Costituzione, il contrasto agli attacchi che le vengono portati a partire dal premierato, e il contrasto all’autonomia differenziata nella versione Calderoli, fino a considerare la possibilità di chiedere alle elettrici e agli elettori di pronunciarsi contro queste proposte attraverso i referendum e questa è la novità avvenuta, prima nell’assemblea nazionale del 3 febbraio, che ha determinato la scelta di dare vita a coordinamenti territoriali delle associazioni, che avrebbero come riferimento la Cgil, e ora in quella del 2 marzo.
In sostanza, è un cammino giunto a maturazione e che oggi offre ai diversi settori sociali e della cultura la possibilità di organizzare una risposta politica e sociale alla destra.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha sempre insistito sull’esigenza di dare vita ad iniziative larghe e unitarie e La Via Maestra è certamente la prima naturale sede di convergenza di una parte importante della società e della cultura. Abbiamo sempre aggiunto che ci sono altre associazioni, energie culturali e istituzionali che ad oggi non sono ne La Via Maestra e che occorre cercare di coinvolgere il prima possibile. Per questo, ad esempio, abbiamo incontrato la segreteria nazionale della Uil e cercheremo di allargare l’area di mobilitazione e di iniziativa anche in altre direzioni, in particolare verso il mondo giovanile, di cui difendiamo anzitutto il fondamentale diritto costituzionale di manifestare – contro le tentazioni repressive emerse – e di cui sosteniamo le rivendicazioni sociali e politiche.
Tanto più se si apriranno concretamente le condizioni per le iniziative referendarie, come auspichiamo, occorre svolgere un esteso lavoro di informazione, di formazione, ampliando la consapevolezza nell’opinione pubblica sulle scelte da compiere, sviluppando l’organizzazione comune di posizioni ed iniziative. Questa è una scelta strategica fondamentale.
Difendere la strategia referendaria
I referendum sono in questo momento l’unica possibilità per fermare scelte inaccettabili del Governo e di questa maggioranza, visto che il premio di maggioranza del 15%, ottenuto grazie ad una legge elettorale sostanzialmente incostituzionale, viene usato come una clava per imporre le scelte. Tanto è vero che le proposte su premierato e autonomia differenziata, dai testi dei ddl al lavoro parlamentare, sono gestite direttamente dal Governo e dalla maggioranza di destra. Non a caso Giorgia Meloni ha ribadito, prima di partire per Whashington e poi ancora a Toronto, che il suo obiettivo di fondo è l’elezione diretta del Presidente del Consiglio stabilendo un legame stretto tra la vita del governo e quella della legislatura, per di più arrivando a ripetere la menzogna che i poteri del Presidente della Repubblica non verrebbero toccati, cosa palesemente falsa.
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio porterebbe ad uno sconvolgimento della Costituzione e del suo assetto istituzionale perché cambierebbe la sostanza democratica e antifascista della nostra Repubblica, riducendo nettamente i poteri del Quirinale e ridimensionando drasticamente il ruolo del Parlamento che, da architrave delle istituzioni diventerebbe definitivamente subalterno al capo del governo, complice il ricatto della fine della legislatura, trasformando così la nostra Repubblica in una sorta di “capocrazia”.
Vanno difesi con determinazione gli spazi di democrazia che la nostra Costituzione garantisce alle persone, alle organizzazioni sociali, in particolare ai sindacati, e la possibilità per i cittadini di esprimersi con il voto nei referendum per respingere provvedimenti ritenuti inaccettabili. Oltre agli argomenti sociali, del lavoro, della povertà occorre porsi l’obiettivo di una nuova legge elettorale per restituire ai cittadini la possibilità di eleggere direttamente i loro rappresentanti, con una rappresentanza sostanzialmente proporzionale.
Giorgia Meloni punta all’elezione diretta dal capo del governo e ad un mandato a governare sostanzialmente in bianco per cinque anni, pena lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato, mantenendo l’elezione dei parlamentari dall’alto, scegliendoli sulla base della loro fedeltà, mentre la scelta dovrebbe essere fatta dai cittadini per cercare di superare la divaricazione crescente tra eletti ed elettori e contrastare l’astensione arrivata a livelli preoccupanti.
7 marzo 2024