Assange, sentenza contro diritti umani e democrazia

Dichiarazione della Presidenza CDC nazionale

L’Alta Corte di Londra si è rimangiata la decisione dello scorso gennaio sulla vicenda di Julian Assange. Ad Assange non viene riconosciuto lo status di giornalista, mentre lo è di diritto e di fatto. A causa di simile cinica scelta, non si ritiene applicabile alle divulgazioni di tante criminali malefatte (guerre in Iraq e in Afghanistan) il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Vale a dire la tutela sacrale del diritto di cronaca. La novità risiede nel cambiamento di atteggiamento della giustizia britannica, che nell’ultima udienza ha deciso di accedere alla richiesta di estradizione rivolta al tribunale inglese dagli Stati Uniti. Dopo qualche rassicurazione sulle condizioni carcerarie statunitensi, l’Alta Corte ci ha ripensato. Assange va condannato per tutelare i governi dal rischio di rispondere per i propri eccidi ed azioni cruente contro militari e civili. In questo modo esce sconfitta completamente la libertà di informazione. Sarebbe un precedente gravissimo. A tingere di surreale la scena tragica vi è la convocazione, da parte del presidente Joe Biden, di un cosiddetto “Summit per la democrazia”, con invito rivolto a ben 111 paesi. Quale democrazia? In verità, la storia di Assange è la negazione di ogni statuto civile e liberale. È la pura affermazione della legge del più forte.

La federazione della stampa italiana e l’associazione Articolo21 hanno ribadito la volontà di continuare una lotta che riguarda un capro espiatorio di un potere che da accusato è diventato accusatore. Le istituzioni italiane ed europee non possono chinare la testa. Se si accetta supinamente simile verdetto, la prossima volta a chi toccherà? Travolto un principio basilare, la ferita è per sempre. Non possiamo accettare che regole e consuetudini siano buttate nella spazzatura.

Le Nazioni Unite non possono tacere. Ed è opportuno e necessario che il Parlamento italiano, che ha perso un’occasione, respingendo nei giorni passati una mozione presentata al riguardo, torni a riconsiderare la questione.