Il Cdc sostiene i ricorsi contro la legge elettorale

La legge elettorale vigente (Rosatellum), ulteriormente peggiorata dalla modifica legislativa del maggio 2019, dopo il taglio del numero dei parlamentari è ancora di più in contrasto con i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Le liste più diffuse che godranno, nei singoli territori, anche di una piccola maggioranza conquisteranno una larga maggioranza nazionale dei seggi, sproporzionate rispetto ai voti ottenuti. La legge elettorale in vigore attualmente era già fortemente distorsiva e in contrasto con i principi costituzionali quando c’erano 630 deputati e 315 senatori da eleggere, dopo la riduzione dei parlamentari, sancita nel settembre dello scorso anno, le liste meno diffuse a livello nazionale o le liste minori vedranno compressa pesantemente o esclusa la loro rappresentanza in parlamento. In molte regioni italiane ci saranno solo parlamentari delle 2 o 3 liste maggiori, tagliando la rappresentanza proporzionale delle liste minori a favore delle liste più forti. Questa legge mette in discussione una corretta rappresentazione delle aree territoriali, delle opinioni politiche, attribuirebbe una maggioranza abnorme e distorta con artifici maggioritari alla coalizione delle destre che potrebbe perfino arrivare al quorum dei 2/3, grazie al quale potrebbe modificare la Costituzione senza possibilità di ricorrere al referendum.

I diversi documenti che il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha adottato spiegano bene la grave limitazione della rappresentanza democratica operata da questo meccanismo elettorale, che rischia di rimanere in vigore solo perché le condizioni politiche attuali, di sostanziale blocco delle iniziative parlamentari per cambiare la legge elettorale, non permettono di trovare il consenso su nessuna riforma.

Occorre evitare ad ogni costo il rischio di andare in questo modo alle prossime elezioni e quindi occorre sbloccare questo impasse.

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale sostiene l’iniziativa di avvocati, giuristi, cittadini per promuovere ricorsi nei tribunali con l’obiettivo di portare le motivazioni di incostituzionalità della legge elettorale vigente davanti alla Corte Costituzionale.

I comitati saranno composti di singoli cittadini che insieme al coordinamento degli avvocati, in piena autonomia, si rivolgeranno ai giudici per chiedere ai tribunali il rinvio alla Corte sollevando le eccezioni di incostituzionalità sulla legge elettorale in vigore.

Il Coordinamento allo scopo di sostenere questa iniziativa promuoverà una raccolta di fondi che, sentito il coordinamento degli avvocati, devolverà a sostegno dei comitati di cittadini promotori di ricorsi presso i singoli tribunali, sia per aiutare a fare fronte alle spese legali che a possibili spese derivanti dalle sentenze, perché precedenti esperienze per leggi elettorali diverse da quelle per l’elezione del parlamento nazionale hanno insegnato che l’esito dei ricorsi, anche se fondati, può essere molto diverso sul territorio nazionale.  Dunque un ricorso può essere accolto in alcune città, e rigettato con condanna alle spese in altre città.

Il Coordinamento ritiene necessario che persone che hanno messo la loro firma sotto i ricorsi che puntano ad ottenere il rispetto della Costituzione non siano lasciate sole a fronteggiare i costi di questa campagna ed eventuali ricadute.

Per questo formuliamo un

APPELLO

alle cittadine ed ai cittadini che condividono questo obiettivo affinché versino un contributo, ciascuno nei limiti delle proprie possibilità, ma che ci auguriamo sarà di almeno 50 euro, sul conto corrente dedicato che verrà gestito per incarico del Cdc da Mauro Sentimenti, Margherita Torrio, Pietro Adami.

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale si impegna ad utilizzare quanto raccolto, unicamente per i fini sopraindicati, e dunque, per costituire un fondo spese per la presentazione dei ricorsi e per fronteggiare -fino ad esaurimento fondi – il rischio di condanna, dei/delle cittadini/e firmatari/e, in caso di rigetto del ricorso. I fondi residui, se vi saranno, saranno impiegati per rimborsare nei limiti delle disponibilità i/le cittadini/e che hanno già in passato dovuto pagare di tasca propria le condanne al pagamento delle spese di giudizio.

Invitiamo tutti e tutte a dare il loro contributo alla tutela della democrazia rappresentativa nel nostro Paese.