Visto che la maggioranza di governo non intende procedere, per divergenze interne, alla deliberazione di una nuova legge elettorale proporzionale con diritto di scelta da parte dei cittadini dei candidati da eleggere, è bene domandarsi cosa succederebbe se si andasse a votare oggi sulla base del vecchio Rosatellum riadattato con il ridisegno dei collegi elettorali a seguito del taglio di un terzo dei parlamentari.

Sarebbe una catastrofe, come giustamente scrive Andrea Fabozzi sul Manifesto del 18 dicembre, sulla base di un calcolo effettuato da Federico Fornaro, capogruppo di Leu al senato, fondato su sondaggi recentissimi (che hanno per riferimento la supermedia You-trend).

Le destre conquisterebbero 257 seggi alla Camera (di cui 127 uninominali) e 127 al Senato (di cui 60 uninominali). Quindi otterrebbero una salda maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Assai prossima ai due terzi sia nelle camere (che permetterebbero modifiche alla Costituzione senza possibilità di ricorrere al referendum) che tra i grandi elettori del Presidente della Repubblica, potendo contare su 34 delegati regionali. Al Pd (con l’eventuale aggiunta di quelle forze di Leu che volessero unirsi elettoralmente a quest’ultimo) andrebbero 87 seggi alla Camera e 47 al Senato. Al M5stelle rispettivamente 40 e 20. Ad Azione solo lo spazio di tribuna: 8 e 3. Idem per Italia Viva: 8 e 3.

Quindi in un Parlamento così composto non troverebbe posto una sinistra di nome e di fatto. Come si vede la rappresentanza politica viene stravolta. Neppure il fatidico apprendista stregone avrebbe potuto fare di peggio.