Sintesi delle conclusioni del direttivo del Comitato per il No al taglio del parlamento, riunito in videoconferenza Venerdì 6 marzo 2020

Il rinvio del voto fissato dal governo per il 29 marzo è una risposta ad una richiesta pressante venuta dal nostro e dagli altri Comitati per il No di fronte all’impossibilità per una parte sempre più ampia dell’Italia di partecipare in condizioni accettabili alla campagna elettorale per il referendum costituzionale. Il divieto di iniziative pubbliche in tutto il territorio nazionale ha definitivamente reso evidente che mancavano le condizioni minime indispensabili per svolgere la campagna elettorale.

Il ritardo con cui il governo ha ammesso la realtà della situazione ha creato problemi aggiuntivi, il più rilevante probabilmente è che i consolati dell’America Latina hanno distribuito in anticipo le schede agli elettori italiani di quel continente che quindi hanno già votato. É necessario assicurarsi che le schede già votate vengano custodite in condizioni di sicurezza fino alla fissazione della nuova data del voto e che negli altri continenti la distribuzione segua il nuovo calendario elettorale.

E’ apprezzabile che il Presidente Conte abbia dichiarato,dopo poco comprensibili silenzi, che il governo per fissare la nuova data del voto terrà conto delle opinioni dei Comitati per il Si e per il No. Tuttavia è inutile illudersi, c’è una forte pressione del M5Stelle per un voto congiunto con le regionali e le amministrative, nella convinzione che questo avvantaggerebbe il Si. A questo siamo contrari per ragioni che non sono così legate ad una convenienza per l’esito del voto quanto perché votare in accorpamento con altri appuntamenti potrebbe mettere in ombra nella campagna elettorale la centralità e l’importanza delle modifiche della Costituzione come è il taglio dei parlamentari.

Per questo è necessario che elettrici ed elettori si pronuncino sul merito del quesito della modifica costituzionale senza condizionamenti di altra natura, in una data congrua, stabilita solo per il referendum costituzionale.

Al governo chiederemo che le procedure attivate, ad esempio, per la richiesta di spazi pubblici di affissione non vengano riattivate da capo e che vengano mantenuti e se possibile rafforzati gli spazi di informazione e confronto sui media, tanto più che è la principale forma di propaganda di cui il No può fruire.

Il blocco della campagna elettorale ci pone seri problemi, senza nulla togliere alla giusta posizione di chiedere il rinvio di una data come il 29 marzo.

Infatti gradualmente cè stata un’attivazione di energie significative per il No. Sono cresciuti i Comitati locali attivi, ci sono stati pronunciamenti per il No come quello molto importante dell’Anpi, a cui si sono aggiunti documenti a favore del No delle sardine, del M5Stelle della Sicilia, di Sinistra Italiana del Piemonte, dei Verdi, di Rifondazione, dei Socialisti in movimento, di Potere al Popolo, del Pci e di altri, mentre la Cgil ha approvato un documento  fortemente critico sul taglio del parlamento nei contenuti lasciando tuttavia libertà di scelta nel voto. Si sono aggiunte in queste settimane molte personalità della cultura di vari settori che ringraziamo. Sappiamo che c’è una discussione in corso, non conclusa, nell’Arci, di cui attendiamo l’esito con interesse.

La crescita della mobilitazione e dei pronunciamenti per il No rischia di arrestarsi per il rinvio del voto. Non ci sono dubbi sulla nostra convinzione che il rinvio era necessario da quando la situazione sanitaria ha obbligato al blocco di ogni attività in una parte rilevante del nostro paese e per questo abbiamo chiesto al governo, a partire dalla dichiarazione di Massimo Villone, di decidere rapidamente per il rinvio. Tuttavia l’attenzione potrebbe diminuire sul quesito referendario e il lavoro fatto potrebbe in parte essere vanificato. Senza trascurare che le risorse finanziarie oggi disponibili – che sono essenzialmente spese per il sito, i social, la comunicazione – allo stato non sono sufficienti che per alcune settimane, fermo restando che abbiamo deciso di non dare rimborsi per viaggi o altro e stiamo usando le video conferenze per le riunioni nazionali.

Per questo dobbiamo lanciare una nuova campagna di sottoscrizione a favore del nostro Comitato per il No e usare tutti gli strumenti possibili in una fase che sostanzialmente impedisce le riunioni di persone di ogni tipo.

Sarebbe un errore politico metterci in pausa, dobbiamo usare questa fase per rafforzare il nostro insediamento, in particolare attraverso i social e tutte le comunicazioni informatiche, e non solo.

A questo fine può essere utile aiutare la diffusione dell’instant book pubblicato da Left che contiene un saggio di Alfiero Grandi, corredato da tabelle degli uffici studi della Camera e del Senato e un’appendice di articoli pubblicati dal settimanale (Gallo, Russo Spena, Besostri ed altri) a sostegno del No nel referendum.

Proprio in una fase come questa può essere colta l’occasione per indurre approfondimenti, intervenire in trasmissioni che affrontano l’argomento, contribuendo a rompere il muro di silenzio con cui si è cercato di emarginare la campagna elettorale per il referendum costituzionale.

Il Comitato nazionale, attraverso l’iniziativa coordinata dal responsabile comunicazione Alfonso Gianni, non solo cercherà di produrre i messaggi per il No che toccano pro quota al nostro Comitato ma anche di rendere sempre più fruibile da parte di chiunque i materiali per la campagna elettorale, volantini, manifesti, slogan prodotti dai vari comitati territoriali o da singole persone che possono essere riprodotti e adattati da altri. Inoltre sarà cura della comunicazione produrre, come ha già fatto, altro materiale per rispondere ad esigenze nuove o per approfondire altri argomenti.

Mauro Beschi è in contatto con i senatori che coordinano i promotori del No al fine di arrivare a predisporre con anticipo le deleghe per nominare in modo coordinato i rappresentanti di lista nei seggi, in modo da consentire a lavoratori e studenti fuori sede di votare nel seggio in cui sono rappresentanti di lista e nello stesso tempo di garantire correttezza nella gestione dei seggi.

Particolare attenzione sarà necessaria sul voto all’estero, non solo per le discrasie sul voto già accadute, ma soprattutto perché a Castelnuovo di Porto arriveranno tutte le schede di voto degli italiani all’estero ed è quindi necessario che in quella sede ci sia, come fu nel 2016, un gruppo in grado di affrontare una situazione complessa anche sotto il profilo del rispetto della legge.

L’organizzazione inoltre sta facendo pervenire tutti i materiali disponibili nel più breve tempo possibile e continuerà a farlo.  

Il passare del tempo e l’iniziativa per il No hanno reso evidente che l’opinione delle persone non coincide con le rappresentanze politiche che hanno votato a favore del taglio del parlamento. Abbiamo già un Comitato democratici per il No, una regione come il Piemonte di Sinistra Italiana per il No, parlamentari di Leu per il No, il M5Stelle della Sicilia per il No. La citazione di questi episodi serve solo per dire che anche le rappresentanze si sono divise e sono sorte posizioni esplicite per il No. Tra gli elettori la situazione è ancora più aperta. Dobbiamo lavorare per raggiungere l’elettorato dei partiti che hanno votato per tre volte contro il taglio dei parlamentari sottolineando che il loro brusco cambio di posizione può essere corretto con il voto No nel referendum. Dobbiamo lavorare per fare emergere le diversità anche nel M5Stelle, senza trascurare che la destra, pur ringalluzzita da risultati elettorali positivi nelle regioni e nei sondaggi non è affatto il monolite a favore del taglio dei parlamentari che qualcuno vorrebbe far credere e non solo per la presenza tra i 71 senatori che hanno promosso il referendum  di settori di Forza Italia e della Lega.

La situazione reale è più aperta di quanto si è voluto far credere, sta anche a noi dimostrare che l’esito del referendum può essere molto diverso da quanto si cerca di dipingere e la vittoria del No non è affatto impossibile.

Sul piano sociale sappiamo che la gravità della situazione economica, aggravata ora dal diffondersi del coronavirus, rende non facile mettere al centro la Costituzione e le questioni istituzionali. Eppure le modalità di decisione non sono indifferenti nelle scelte economiche, sociali, sanitarie. Pensiamo solo a cosa sarebbe accaduto se la malaugurata proposta dell’autonomia regionale differenziata a trazione leghista fosse andata avanti. Oggi l’Italia sarebbe molto più debole nell’affrontare l’emergenza sanitaria in intere aree del paese.

Un parlamento che non rappresenta in modo adeguato i cittadini, i territori, le opinioni politiche in campo sarebbe più debole nell’affrontare le emergenze sia sanitarie che economiche e questo è un pericolo che dobbiamo denunciare con forza ed è un argomento forte a favore del No.

La Presidenza del Comitato per il No sul taglio del parlamento

Roma 6 /3/2020