una riflessione di Felice C. Besostri (la tabella è stata elaborata da Vincenzo De Robertis)

Il drastico taglio dei parlamentari,  secondo la prof. Alessandra ALGOSTINO dell’università di Torino, “incide sulla rappresentanza, sulla sovranità popolare e sulla democrazia sotto diversi aspetti.” e ha ragione perché è pacifico che per la nostra Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica”(art.1.1), nella quale “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita“ (art.1.2), come corpo elettorale partecipando all’elezione di un Parlamento, in cui ogni suo membro “rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.”(art.67). Infatti, “Riducendo il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista qualitativo. Quantitativamente aumenta la distanza fra rappresentato e rappresentante. Il riverbero sulla qualità della rappresentanza è evidente, con una diminuzione della possibilità per il cittadino di veder eleggere un “proprio” rappresentante, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante”.

Per di più il taglio non è stato uguale per tutti al Senato, con una ferita insanabile a principi costituzionali fondamentali, tra i quali preminente quello dell’uguaglianza “(art.3.1 Cost.) anche perché “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…..” il taglio è in media del 36,50%, motivato con la riduzione dei costi della politica, se il problema fosse quello la riduzione del 50% delle indennità parlamentari avrebbe consentito un risparmio maggiore. Ebbene solo il Trentino-Sudtirolo: basta con l’ipocrisia alto-atesina, nome inventato, come se creassimo una Provincia autonoma costituita da Rovigo e Ravenna e la chiamassimo Bassa Padania.

Grosso modo Lombardia 313mila per un senatore, in Senato Trentino-Alto Adige 171mila(313.000-171.000) = 141.000; , cioè ci vogliono 141.000 lombardi in più per avere un senatore,significa che il voto lombardo vale meno, molto meno. La Lombardia con 9.704.000 abitanti con quoziente 171.000 dovrebbe eleggere 56 senatori ne eleggerà 31, cioè 1 senatore ogni 313.000 lombardi e ne ha eletti 49 1 senatore  ogni 198.040 lombardi nel 2018.

Altri esempi

Ripetere operazione con        abitanti             seggi vigenti    seggi tagliati  abitanti x nuovo sen.

Trentino-Alto Adige/S             1.029.475            7                           6                       171.579

Sardegna                                    1.639.362            8                           5                       327.872

Liguria                                         1.570.694            8                           5                       314.138

Emilia-Romagna                        4.342.135          22                          14                     310.152

Friuli-Venezia Giulia                  1.218.985            7                            4                     304.746

Calabria                                       1.959.050          10                           6                      326.508

Puglia                                           4.052.566           20                         13                     311.735

Umbria                                            884.268             7                           3                     294.756

ITALIANI DI SERIE A:

Residenti in Trentino-Alto Adige/Südtirol, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Molise, Umbria e Basilicata in totale 15 seggi

Eleggono un senatore rispettivamente ogni 171 mila, 127 mila, 157 mila, 295 mila e 193 mila abitanti, quando la media delle restanti regioni è di 312 mila, ma Molise e Val d’Aosta non avevano numero minimo (7), ma fisso rispettivamente 2 e 1. In compenso la Val d’Aosta e il Molise  ”pagavano” di più della media nazionale (96.004) i deputati: VdA 127 mila e Molise 105 mila.

ITALIANI DI SERIE B:

Tutti i residenti nelle restanti regioni italiane con rapporti abitanti/senatori variabili da:

295mila ab/sen dell’Umbria e 304 mila del Veneto nella fascia inferiore ai

327 mila di Abruzzo e Calabria e 328 mila della Sardegna nella fascia alta.

ITALIANI DI SERIE C

Iscritti nell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero

Secondo le statistiche dell’AIRE, al 31 dicembre 2012 c’erano 4 341 156 italiani residenti all’estero,in crescita del 3,1% rispetto al 2011 ( 4miliionie210mila) , e così ripartiti nelle quattro circoscrizioni elettorali estere per le elezioni politiche: Europa: 2 365 170-America meridionale: 1 338 172-America settentrionale e centrale: 400 214- Africa, Asia, Oceania e Antartide : 237 600.

Nelle elezioni Senato 2018 Elettori 3.835.780- Votanti 1.160.985 pari al 30,27 %. Nella Circoscrizione Europa Elettori 2.032.628-Votanti 620.006 pari al 30,50 % degli aventi diritto.

Se restano le 4 circoscrizioni senatoriali attuali (Europa, America del Sud, America del Nord e Centrale e Africa, Asia, Oceania e Antartide) l’Europa, che conta più del 50% iscritti A.I.R.E., degli elettori e dei votanti avrà un solo Senatore. Se vengono ridisegnate in rapporto alla popolazione l’’Europa avrà 2 senatori e 2 senatori il resto del mondo, ma vista la preponderanza numerica dell’America del Sud saranno 2 eletti in quel continente come ora. In conclusione l’America del Nord e Centrale e Africa, Asia, Oceania e Antartide, che ne eleggevano uno ciascuna, resterebbero senza rappresentanti, di fatto gli Stati Uniti e l’Australia, quelli con consistente e antica emigrazione italiana. I tagli lineari son sempre sbagliati e per di più incostituzionali quando come nel caso italiano il Trentino/Sudtirolo e nella Circoscrizione estero Europa e Sud America o sono puniti eccessivamente o premiati alla faccia degli artt. 48 e 51 Cost. per i quali il voto è eguale e ci si candida in condizioni di eguaglianza.