La questione è troppo seria per non rifletterci su. Anzitutto si conferma che il referendum costituzionale ha obiettivamente allungato i tempi di vita del governo, ma che il “partito” che ne vorrebbe la crisi e tornare al voto prima possibile è al lavoro, più che mai. Polemicamente c’è chi ha sostenuto la tesi assurda che convocare il referendum avrebbe accelerato la crisi. Al contrario ormai è dimostrato che invece ha dato al governo un poco di tempo in più. Il governo evidentemente non ha avvertito l’opportunità che gli si offriva e con un calcolo miope ha preferito scegliere una data molto anticipata per il referendum, il 29 marzo, quando le elettrici e gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi con un Si o con un No sul taglio del parlamento. Ha prevalso nel governo il timore che una campagna elettorale più lunga di un paio di mesi potesse convincere qualche elettore a votare No, senza capire che sarebbe stato altro tempo di vita per il governo stesso.

Ora che la data è fissata i giochi si fanno sempre più pressanti. Chi vuole la fine del governo ha bisogno di ottenerne la crisi senza rischiare di andare ad elezioni anticipate. Un po’ come certi prestigiatori che tolgono la tovaglia con un colpo secco senza far cadere i bicchieri. Un giochetto di prestigio che per ora ha ben poche possibilità di riuscire. Quindi il vero problema del governo è riuscire a trovare un ritmo sugli argomenti che dovrebbero caratterizzarne l’esistenza e dare motivi per augurarsene la continuità. La prescrizione ha assunto ormai il ruolo di asse portante delle ragioni per stare insieme o per dividersi. Importante ma il ruolo attuale è esagerato. La prescrizione è un aspetto importante della giustizia ma un accordo, volendo, si può trovare senza difficoltà insormontabili. Purtroppo Italia Viva non ha interesse a trovare un’intesa perché vuole mantenere aperta una situazione di tensione il cui esito potrebbe essere appunto una crisi senza rischiare le elezioni anticipate. Italia viva persegue una linea corsara (e irresponsabile) perché ancora non ha deciso se deve mollare il sogno di un cambio di maggioranza o fare precipitare la crisi. Che Renzi sia un personaggio che si immola sui principi sinceramente non è credibile, sulle convenienze (o presunte tali) invece sì. Ogni volta che prende posizione torna sul sottofondo l’eco quasi fosse una nuova marcia dell’Aida di ”Enrico stai sereno”, detto un paio di settimane prima di provocare la crisi del governo Letta. Anche gli elettori sembrano ricordarsi qualcosa perché nei sondaggi Italia Viva è bloccata al 4 %. Il personaggio è questo.

Invece è incomprensibile perché il resto della maggioranza a partire dal Pd dopo avere parlato e parlato e parlato di bisogno di un cambio di passo nell’azione del governo continui come prima, con un’azione di governo inadeguata, episodica, poco efficace. Che il M5Stelle sia in crisi verticale si vede, al punto che alcuni comportamenti come la manifestazione, di fatto contro il governo di cui fanno parte, convocata per il 15 febbraio lo rendono evidente. Il M5Stelle ha un forte peso parlamentare ma è in evidente confusione politica. Il Pd e Leu dovrebbero mettere in campo un’azione politica in grado di costituire il punto di riferimento per tutta la maggioranza, iniziando a capovolgere quella sorta di attesa dell’ennesima ragione di lite per provocare invece una discussione seria sui problemi di fondo. Pochi, maledetti e subito.

Suggerimenti non richiesti e forse neppure graditi:

1)Cambiare la sostanza dei decreti sicurezza, anche l’abolizione porrebbe il problema di quale normativa li sostituirebbe, quindi parliamo del merito, è meglio per tutti. Così non si può restare, debbono cambiare e la destra va sfidata apertamente da una proposta della maggioranza in grado di riaprire l’accoglienza, a partire dalla residenza per chi è sul suolo italiano, di chiudere l’epoca dell’attacco alle ong, con al centro la priorità della vita delle persone, che va sempre salvata, senza eccezioni.

2)l’intesa con la Libia andrebbe stracciata, in subordine cambiata radicalmente. E’ assurdo che venga foraggiata una guardia costiera sospettata, e anche qualcosa di più, di essere alleata con i trafficanti. I profughi in Libia vanno messi in sicurezza fuori dalla zona di guerra, usando i soldi finora regalati ai carcerieri.

3)Le normative che attuano il ripudio del fascismo e del nazismo vanno aggiornate rapidamente, insieme a severe norme contro il razzismo e la discriminazione, mettendo in chiaro, come ha chiesto l’Anpi, che sarà eretta una severa barriera antifascista, più forte di quella attuale che non basta. Chi si schiera con il fascismo nelle scuole deve andare a casa, punto.

4)Occupazione. Occorre dare ai tavoli aperti, alcuni ormai in esaurimento, una prospettiva e se è necessario che un ente pubblico si occupi del percorso verso un nuovo lavoro occorre metterlo in campo.

Su questo come su altri temi economici il governo deve convocare le parti sociali e avanzare una proposta, ascoltare le osservazioni, fare una vera trattativa e avanzare una piattaforma definitiva di impegni, anzitutto i suoi, per realizzare gli obiettivi. L’economia, la politica economica sono fatti da attori sociali finora tenuto ai margini o poco utilizzati. Ora basta, occorre una svolta di fondo recuperando l’esperienza del governo Ciampi del 1993, attualizzandola, facendo meglio se è possibile, ma il dialogo sociale è fondamentale perché è l’unico che può rendere coerenti interventi che hanno tempi diversi di attuazione e che solo in un periodo più lungo possono portare a risultati verificabili da tutti. È una svolta rispetto ad oggi, è vero, ma il governo cosa ci perde a provare ? Se va avanti così non ce la farà, il bricolage non basta, annunciare mirabolanti cambiamenti per i quali non ci sono le risorse dove porta?

5)Riportare a casa i soldati italiani che sono all’estero senza la bandiera dell’Onu.

6)Il governo chiuda l’epoca dei pasticci sull’autonomia regionale differenziata iniziata dalla Lega, la proposta di Boccia è sbagliata, occorre azzerare e ripartire da capo con in testa un saldo principio, l’Italia è una sola e i suoi abitanti hanno diritto alle stesse cure, alla stessa scuola, ecc. in qualunque parte vivano.

Sono alcuni problemi da risolvere, non gli unici ma affrontandone alcuni il governo darebbe un segnale che tanti raccoglierebbero con favore. Almeno se il governo dovesse cadere cadrebbe con onore, così è solo esposto al logoramento.