Di Alfonso Gianni

Pare che anche Renzi, tra una affermazione e l’altra contro gli immigrati, si sia accorto che il fiscal compact, votato per esplicita volontà dal Partito democratico, non funziona e costringerebbe il nostro paese ad un’ulteriore stretta nelle politiche di austerità. Ma la riflessione non è solo tardiva e pesantemente viziata di preelettoralismo. Il guaio è che nel frattempo le cose in Europa sono andate avanti. Il Reflection paper recentemente elaborato dalla Commissione europea, che ribadisce tra l’altro la necessità di un Ministero del Tesoro europeo non sottoposto a controllo democratico, serve proprio a un rafforzamento del Fiscal compact il cui sistema sanzionatorio è considerato debole. D’altro canto il parlamento italiano per esplicita volontà del Pd, anche se il segretario di allora era Bersani e il presidente del Consiglio Mario Monti, ha immesso il pareggio di bilancio in Costituzione, modificando l’articolo 81. Se Renzi fosse coerente dovrebbe battersi contemporaneamente su questi due fronti. Contro il nuovo giro di vite in Europa, oltre che per evitare che il Fiscal compact entri nei Trattati e per ripristinare l’art.81 della Costituzione togliendo l’obbligo del pareggio di bilancio (altro che tornare ai parametri di Maastricht, come invece scrive). In autunno il comitato per la Difesa Costituzionale, quello del 4 dicembre, lancerà una proposta di legge di iniziativa popolare contro il pareggio di bilancio. Quale migliore occasione per misurare la coerenza tra il dire e il fare? Ma non mi faccio illusioni.

Alfonso Gianni