Articolo di Domenico Gallo

“Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro. Poi abbiamo perduto anche un romanziere (..). Poi abbiamo perso un regista..” Queste parole accorate che Moravia pronunziò il 5 novembre del 1975 con la sua orazione funebre in morte di Pasolini, si possono riproporre perfettamente di fronte alla scomparsa di Dario Fo. Come Pasolini, egli era soprattutto un poeta e meritatamente aveva ricevuto il premio nobel per la letteratura nel 1997. Un poeta, uno scrittore, un geniale uomo di teatro, un giullare che con la sua ironia graffiante sbeffeggiava principi, vescovi, cavalieri e sovrani e dissacrava tutti i miti. Una vita dedicata all’impegno politico e culturale, che lo ha visto protagonista attivo nelle battaglie civili e sociali più importanti nella vita del nostro paese, da sempre schierato dalla parte dei più deboli contro il potere. L’ultima sua battaglia contro l’arroganza dei potenti di turno. Soltanto 15 giorni fa aveva messo in rete un suo video nel quale con quella sua ironia tagliente sbeffeggiava le agognate riforme con le quali un piccolo leader sta cercando di convincere i cittadini del bel paese a spogliarsi dei loro diritti per rendere più solido il trono dei nuovi sovrani. Vogliamo ricordarlo con le parole di questo suo ultimo messaggio: “Attenti a tutti, questa non è una riforma o una riformetta o una riformina, ma …una catastrofe che stravolge un terzo della Costituzione del 48 sempre ad opera di un Parlamento che guarda caso non discende dalla luna ma da quel porcellum grasso e puzzolente. Così hanno sistemato bene bene la Camera e pure il Senato ah. ah. ah. che non sarà più elettivo. Naturalmente il giochino funziona solo se la riforma passerà indenne dal referendum che continua ad essere a data ignota, con scarso rispetto per i cittadini a cui spetta l’ultima parola. Ma cittadini che vulite, già vi si lascia respirare dal naso ed anche dalla bocca, quindi per favore statevene buoni “ L’ultimo messaggio di Dario Fo è anche l’ultimo sberleffo al potere. Dovremmo fare tesoro della sua ironia, della sua passione travolgente per i diritti dell’uomo, della sua capacità di dissacrare l’attitudine servile, virtù negativa dei ceti dirigenti italiani. Dario Fo è morto ma il grido di libertà con cui ha squarciato le tenebre del conformismo non si è spento. La sua lezione rimane e quest’uomo che nella sua vita ha incarnato la parte del buffone, sarà ricordato come un gigante nella storia del nostro tempo, mentre i serissimi uomini del potere che lui ha dissacrato finiranno sicuramente nel girone dei buffoni. Noi dobbiamo andare avanti con le armi che Dario ci ha fornito. Non sappiano come andrà a finire il referendum, ma sappiano che l’arma più forte sarà la risata: una risata li seppellirà. Addio Dario, che la terra ti sia lieve.