Proponiamo , come Comitato per il No, un diverso appello

Teoricamente e storicamente esistono due concezioni dello Stato di Diritto, valide per quella parte del mondo che ne ha fatto esperienza. Quella liberale classica , mutuata prevalentemente dal costituzionalismo statunitense (Ronald Dworkin Frank Michelman) , secondo la quale la tutela dei diritti soggettivi può essere assicurata semplicemente dalla divisione dei poteri, dall’esistenza di una Costituzione “rigida” e da un effettivo sindacato di costituzionalità sulle leggi ordinarie. La garanzia , necessaria e sufficiente a tutelare di diritti , nell’ambito di questa concezione , starebbe quindi nel sottrarre i principi costituzionali fondamentali alle decisioni unilaterali delle maggioranze politiche del momento e nel ruolo di custode di un potere giudiziario imparziale. Così viene solitamente interpretata la giurisprudenza della Corte Suprema degli Stati Uniti. Quella , alternativa, che si può far risalire a Macchiavelli , ritiene invece che solo il conflitto – sociale e politico – a sostegno dei diritti sia in grado di tutelarli realmente. Rudolf Von Jhering la chiamava già nel 1874 “la lotta per il diritto”. Naturalmente le due concezioni, e le pratiche che ne conseguono, ben possono intrecciarsi e sorreggersi a vicenda nelle forme più diverse. Nella concezione macchiavelliana, che non minimizza affatto l’importanza delle conquiste liberali e dei suoi criteri di tutela, si ritiene che sia i diritti “sociali” che quelli “politici” (si pensi alla libertà di opinione e al diritto ad una informazione libera e pluralistica ) siano sottoposti costantemente a rischi gravissimi. I poteri dominanti , secondo questa stessa tesi , tendono continuamente a rendere ineffettivi e inesigibili i diritti dell’una e dell’altra specie: la crescita enorme delle diseguaglianze economiche, l’accentramento antidemocratico dei mezzi di informazione, la riduzione della democrazia a procedure formali nel cui ambito la sovranità reale appartiene sempre più a ceti dominanti e ad elites oligarchiche , sono chiari esempi, nel nostro tempo, del prevalere di questa tendenza.

Era opportune richiamare brevemente questa storia dopo aver letto la lettera/appello del ministro Del Rio e del sottosegratario alla Presidenza del Consiglio Angelo Rughetti , pubbliche autorità nell’esercizio delle loro funzioni. I due invitano i sindaci italiani a mobilitarsi per il SI al referendum costituzionale. Si tratta, per le ragioni che cerco di spiegare, di una scelta istituzionale e politica indifendibile.

Ricordiamo che :

  • La Costitizione è la casa di tutti/e.
  • I sindaci sono , nel momento in cui vengono eletti, sindaci/rappresentanti di tutti i cittadini del loro Comune e non solo di una parte .
  • Quando i sindaci , come in questo caso e perchè sollecitati da autorità di Governo , divengono propagandisti di un’opinione di parte su una materia come quella sulla revisione costituzionale, contribuiscono anch’essi a distruggere questa casa comune;
  • Il Ministro Del Rio dovrebbe mettersi d’accordo col suo collega ministro dell’Interno Alfano . Il quale , in occasione del referendum Trivelle, emanò una circolare che vietava ai Sindaci di esprimere opinioni sul Si o sul NO per il rispetto dovuto ai doveri istituzionali e di correttezza.    Se il divieto in quel caso poteva anche essere opinabile – trattandosi di materia che incideva direttamente sulla vita di molte popolazioni rappresentate dai loro sindaci – nel caso del referendum sulla costituzione , che attiene ai principi e alle regole di convivenza tra tutti i cittadini italiani, il divieto stesso dovrebbe invece essere osservato nel modo più scrupoloso possibile. Anzi: i Sindaci che violassero quest’obbligo dovrebbero essere colpiti da una specifica sanzione per esser venuti meno ad un loro elementare dovere istituzionale.
  • Si rende conto il ministro Del Rio che un uso così di parte delle istituzioni può condurci domani a situazioni paradossali e pericolose? Che direbbe egli se in futuro un qualsiasi altro governo in carica di diverso orientamento chiedesse ai sindaci di fare propaganda per sostenre l’uscita dall’euro o per abolire il servizio sanitario nazionale ?

 

Il Ministro Del Rio con questa scelta, che coinvolge anche l’intero Governo per averla quest’ultimo di fatto condivisa, ha mostrato una poco decente sensibilità istituzionale.

Quella medesima mostrata dai vertici Rai nominati dal suo stesso Governo: i quali hanno realizzato telegiornali in cui , secondo i dati Agicom, il tempo concesso al Si e al NO durante i telegiornali è stato pari rispettivamente all’80% e al 20%.

Tra la scelta di Del Rio e quella dei vertici Rai vi è perfetta sintonia: entrambi usano le risorse istituzionali e informative senza alcun rispetto per la democrazia e il pluralismo delle opinioni. Chiediamo al Presidente Mattarella se ha qualcosa da dire.

L’indecente manipolazione di parte si mostra anche nel contenuto della lettera di Del Rio, il quale ci dice che “..la seconda parte della Costituzione (quella oggetto del DDL Boschi Renzi) è lo strumento per rendere effettivi ed esigibili i diritti e doveri della prima “ e che“… votare SI vuol dire puntare sulla crescita, se vincesse il NO l’Italia tornerebbe dentro le secche delle politiche di austerità” !!!

Affermazione quest’ultima che ha la stessa dignità argomentativa con la quale si volesse sostenere un rapporto di causa ed effetto tra vittoria del No e un’invasione biblica di cavallette. A Del Rio diamo una notizia: alcuni fondamentali diritti e principi della prima parte della Costituzione (l’uguaglianza , la sovranità popolare e il ruolo del lavoro , la tutela della salute e del risparmio popolare) sono già stati gravemente indeboliti o resi inesigibili e ineffettivi proprio dallle politiche del Governo di cui è egli parte autorevole. Il Jobs act ha alterato del tutto l’equilibrio tra capitale e lavoro realizzato con lo Statuto dei Lavoratori, umiliando il lavoro e la sua capacità di difendersi e di organizzarsi sindacalmente , il definanziamento della sanità assieme alla crescita della povertà costringono milioni di persone a non curarsi adeguatamente, la sovranità popolare viene duramente colpita dalla mancata elettività diretta dei senatori e dal mancato rispetto dell’art. 5 Costituzionale, il risparmio dei ceti popolari non viene difeso dalla logica sistemica con cui l’attuale sistema bancario/finanziario assorbe quantità sempre maggiori di risorse sottraendole ai redditi da lavoro.

Per queste ragioni, si può in conclusione affermare l’esatto opposto di quello che dice Del Rio: visto che le forze che sostengono il SI sono le medesime cha hanno gravemente colpito o ridotto alcuni fondamentali diritti costituzionali e contribuito ad aumentare le diseguaglianze, solo la vittoria del NO a questa pessima riforma – assieme ad una imponente opera di ricostruzione democratica che ci attende – può sostenere la speranza di rendere di nuovo effettivi i grandi principi e i diritti della prima parte della Costituzione . E’ bene ricordare che il solo spazio reale in cui la sovranità popolare tra ‘800 e ‘ 900 ha realizzato risposte ai bisogni sociali è stato il welfare state. Quest’ultimo è oggi oggetto di inauditi arretramenti. In un tale contesto non è difficile individuare quale sia lo scopo reale della revisione costituzionale in discussione ( e della legge elettorale approvata) : accentrare il potere istituzionale/politico nelle mani di pochi , addomesticare I conflitti, così da poter governare indisturbati proseguendo in una redistribuzione dal basso verso l’alto delle ricchezze. Le ragioni del NO sostengono l’idea secondo cui la maggiore partecipazione democratica dei cittadini alle decisioni politiche ( in modo diretto e tramite i propri rappresentanti) sia una precondizione ineludibile per affrontare la crisi endemica e ormai strutturale della stessa democrazia. Quelle del SI 8gli interessi che la guidano) tendono ad eludere tale crisi o peggio a produrne l’aggravamento . Norberto Bobbio sosteneva, nel suo libro “L’età dei diritti”, che anche quando I diritti soggettivi sono proclamati nelle forme più vincolanti e solenni essi restano delle semplici “opportunità”. Opportunità che rappresentano l’esito di un conflitto spesso condotto con l’uso della forza ( o dell’inganno o della manipolazione dell’opinione pubblica). L’attuale conflitto sul referendum si inserisce in questo genere di storia.

Ecco la ragione per cui sarebbe opportune che il Comitato nazionale per il NO redigesse a sua volta un diverso appello, rivolto a tutti I soggetti istituzionali , per invitarli a rispettare in questo frangente storico nell’esercizio della loro funzione, la Costituzione, operando per garantire ai cittadini un’informazione libera e pluralista sul merito (di cui fa parte anche il metodo) del conflitto referendario in corso.

Mauro Sentimenti

(direttivo nazionale Comitato per il NO )