Caro Deputato,

L’attenzione sulla modifica in corso della Costituzione della nostra Repubblica e della legge elettorale resta a livelli troppo bassi e la discussione parlamentare, per come avviene, requisisce di fatto le decisioni senza consentire la necessaria partecipazione. E’ vero che il nostro paese, colpito da una crisi grave e tuttora in recessione, è concentrato su disoccupazione, perdita di reddito, assenza di prospettive per i giovani. Tuttavia le regole fondamentali come la Costituzione del nostro paese sono troppo importanti per il futuro della nostra democrazia per consentire disattenzione, per questo è molto importante l’appello dell’Anpi del 16 gennaio ai partiti, ai parlamentari, ai cittadini.

La scelta non è tra cambiamento e conservazione, ma tra diverse possibili innovazioni e purtroppo quella del Governo avrebbe come risultato il rattrappimento ulteriore del ruolo del Parlamento con l’accentramento delle decisioni nelle mani del Governo, anche togliendo poteri alle Regioni. E’ questa una scelta accentratrice che sa di ritorno al passato.

Le modifiche costituzionali e in genere quelle istituzionali dovrebbero essere prerogativa del Parlamento, mentre ora è il Governo ad esercitare un ruolo preponderante non solo di proposta, ma di accettazione o ripulsa delle proposte dei parlamentari, con un vero e proprio rovesciamento dei ruoli. Esse dovrebbero procedere anzitutto attraverso una larga discussione nel paese, perchè non sono ammissibili ragioni di urgenza o eccezionalità quando è in gioco la Costituzione.

Non si possono giudicare le modifiche costituzionali senza tenere conto della legge elettorale. Le due questioni debbono essere viste insieme perché hanno una reciproca influenza. Il carattere fortemente maggioritario della legge elettorale si aggiunge alla negazione del diritto degli elettori di scegliere tutti i deputati, che si aggiungerebbe alla scelta inaccettabile della non elettività del Senato, che verrebbe nominato da consigli regionali eletti con leggi sempre più maggioritarie. L’effetto combinato di queste due riforme comporta uno stravolgimento della Costituzione, determinando una pericolosa alterazione dell’equilibrio tra i poteri dello Stato.

Occorre evitare di ripetere l’obbrobrio di modificare la Costituzione all’insaputa degli elettori, per evitare il referendum confermativo, come è avvenuto per l’articolo 81 della Costituzione. Per questo è necessario che l’approvazione delle modifiche avvenga con meno dei 2/3 dei voti in modo da avere la certezza che i cittadini possano esprimere il loro giudizio finale attraverso il referendum.

Le riforme di cui abbiamo realmente bisogno riguardano la vita dei partiti, che devono essere riportati alla funzione loro assegnata dalla Costituzione per garantire la partecipazione dei cittadini con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale. I partiti non sono sostituibili e per questo la loro vita va riformata, con leggi che ne regolino la selezione dei candidati, la trasparenza delle decisioni e la democrazia interna. Al contrario, consentire ai capi dei partiti di nominare i componenti delle assemblee elettive ne rafforza il carattere oligarchico, causa prima delle degenerazioni che sono sotto gli occhi di tutti.

Il bicameralismo perfetto si può superare a condizione che il Senato resti un vero ramo del Parlamento, con componenti eletti dai cittadini a garanzia del reale esercizio a tempo pieno dei poteri assegnati, alcuni di rilievo costituzionale e di garanzia.

I compiti delle Camere possono essere diversificati e la fiducia al Governo può essere attribuita alla sola Camera, ma il ruolo del futuro Senato non deve essere posticcio, quindi occorre che ne sia mantenuta una funzione effettiva e l’elezione diretta dei suoi componenti da parte dei cittadini.

Il bicameralismo appartiene alle garanzie di un percorso legislativo equilibrato e per superarlo occorre offrire un quadro convincente e adeguato di garanzie sostitutive. La revisione, della Costituzione al contrario, riduce i meccanismi di bilanciamento dei poteri previsti dai costituenti. Le prerogative del Governo verrebbero esaltate riducendo quelle del Parlamento, abolendo di fatto il ruolo delle commissioni parlamentari e rendendo impossibile emendare le proposte del governo, che verrebbero comunque approvate in tempi prefissati, rendendo quindi marginale l’autonoma attività legislativa del Parlamento, ridotto ad un ruolo di ratifica dell’operato del Governo.

Ti chiediamo, pertanto, di esercitare le tue prerogative senza vincolo di mandato, come prevede l’art. 67 della Costituzione, e di assumere le tue decisioni facendo prevalere la fedeltà alla Costituzione.

Pietro Adami e Cesare Antetomaso Giuristi Democratici, Sandra Bonsanti Libertà e Giustizia, Francesco Baicchi Rete per la Costituzione, Felice Besostri Gruppo di Volpedo, Antonio Caputo, Sergio Caserta, Gim Cassano Alleanza Liblab, Anna Falcone, Gianni Ferrara, Tommaso Fulfaro e Vincenzo Vita Articolo 21, Raniero La Valle Comitati Dossetti, Domenico Gallo Associazione per la democrazia costituzionale, Alfiero Grandi Associazione per il rinnovamento della Sinistra, Pancho Pardi, Ubaldo Nannucci, Maria Ricciardi Giannoni Liberacittadinanza, Cesare Salvi, Lanfranco Turci Iniziativa 21 giugno, Nadia Urbinati, Massimo Villone

21/1/2015

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