Finzione ecologica. L’avvio del seminario della Sogin sulla soluzione per stoccare le scorie nucleari italiane, risente della subalternità del ministro alla visione della Francia centrata sul nucleare

Cingolani ha rilanciato il nucleare civile. Il Ministro suppone che le centrali per produrre energia elettrica di 4° generazione siano sicure e in grado di contribuire alla chiusura dell’uso del fossile. Dimentica che due referendum popolari, nel 1987 e nel 2011, hanno deciso che l’Italia rinuncia a questa pericolosa e costosissima produzione di energia. Il Ministro ha affermato che questo “nuovo” nucleare civile potrebbe servire alla transizione ecologica dal fossile alle energie rinnovabili, trascurando che l’entrata in funzione del precedente nucleare di 3° generazione plus – lo stesso che Sarkozy ha tentato di rifilare al governo Berlusconi nel 2009 – viene rinviata di anno in anno – ora al 2022 – mentre i costi sono lievitati di almeno 3 volte. La transizione ecologica in Italia non può contare sul nucleare perché non ci sarebbe neppure il tempo per avviare le centrali.

Martedì scorso è iniziato il seminario della Sogin, società pubblica incaricata di trovare una soluzione per stoccare le scorie nucleari italiane. L’avvio risente dell’atteggiamento del Ministro. Come ha chiarito il dott. Torres, di Andra, la Francia crea depositi per un paese che continuerà con il nucleare. Esce con evidenza la dipendenza culturale e scientifica italiana dall’esperienza francese. Sogin sembra non rendersi conto che in Italia il nucleare ha chiuso e la volontà popolare viene prima del Ministro.

La Francia ha sviluppato al massimo le centrali elettriche nucleari anche per il rapporto stretto che esiste tra settore civile e militare. La Force de frappe. Altrimenti perché si cerca di controllare lo sviluppo del nucleare civile in Iran? La Francia che pure è promotore dell’accordo di Parigi vuole ridurre il suo impegno ad una drastica riduzione della CO2 puntando al riconoscimento europeo che il nucleare civile sarebbe un’energia rinnovabile, senza altri impegni.

La definizione della tassonomia delle rinnovabili ha creato una divisione in Europa dove buona parte dei paesi non è d’accordo di cambiare l’etichetta al nucleare come chiede la Francia, che guida la lobby europea ma per ora non ha raggiunto l’obiettivo, che vale miliardi di euro. Cingolani sembra prepararsi l’alibi per saltare il fosso ed appoggiare la posizione della Francia.

Sogin dovrebbe capire la differenza radicale tra l’Italia e chi affronta il problema delle scorie radioattive perché vuole continuare con il nucleare civile. Infatti il deposito francese di superficie per le scorie a medio-bassa radioattività – ha detto il direttore Torres – è progettato per 1 milione di metri cubi, mentre quello di cui si parla in Italia è un decimo. In realtà lo stoccaggio delle scorie è visto come occasione per riabilitare il nucleare, visto che il loro smaltimento è il grande ostacolo, insieme ai rischi e ai costi.

L’Italia che è uscita dal nucleare civile per decisione popolare dovrebbe affrontare il deposito nazionale come un male necessario, per smaltire l’eredità delle centrali italiane. Meno della Francia e con una vita limitata, a cui vanno aggiunte le scorie della sanità, della ricerca, di alcune industrie, in tutto 95.000 metri cubi, di cui 17.000 ad alta radioattività, che rientreranno entro il 2025.

La Francia tuttavia è consapevole che le scorie più pericolose (cederanno radiazioni per migliaia di anni) debbono essere custodite separatamente e progetta un deposito a 500 metri di profondità. Mentre la Sogin vuole collocare queste scorie molto pericolose e di lunga durata (vanno continuamente raffreddate) nella stessa area del deposito delle scorie a medio-bassa emissione, che già presentano serie controindicazioni per il territorio di insediamento.

L’Europa aveva minacciato un’infrazione all’Italia perché non ha previsto dove collocare le scorie più pericolose e questo è esattamente il punto non risolto dal piano della Sogin che propone un parcheggio provvisorio (100 anni) senza avere la minima idea di dove collocarle in via definitiva, con aggravio di costi e rischi.

I costi dovrebbero essere a carico di chi ha generato le scorie, come ha ricordato Garribba funzionario dell’Unione, mentre in Italia sono pagati con le bollette elettriche, a cui si aggiungeranno i costi del deposito nazionale e degli allettamenti che Sogin lascia balenare per chi accetterà di prendersele. Saranno costi ingenti a carico di tutti.

Il Governo Draghi deve dire al paese e alle popolazioni locali coinvolte la verità. Le scorie rappresentano un serio problema da risolvere e un potenziale pericolo per l’area prescelta. Un onere pesante e un potenziale danno. Di questo il paese intero deve farsi carico, confermando che l’Italia ha chiuso con il nucleare.