Per la libertà di Julian Assange

Il Coordinamento per la democrazia costituzionale aderisce alla campagna lanciata dal Comitato «La mia voce per Assange», finalizzata alla libertà del fondatore di WikiLeaks.

Com’è noto, infatti, Julian Assange rischia di essere estradato dalla Gran Bretagna negli stati Uniti, dove pende su di lui una potenziale condanna a 175 anni di carcere. Il giornalista di origine australiana è accusato -in base alla legge del 1917 Espionage Act– per aver documentato i crimini e i misfatti delle guerre in Iraq e in Afghanistan, nonché le storie atroci di Guantanamo o i cabli segreti delle cancellerie occidentali.

Come ha scritto la giornalista e scrittrice Stefania Maurizi nel prezioso testo Il potere segreto, non si tollera chi mette il naso negli arcani indicibili degli Stati, dove chi entra diventa un nemico pubblico.

Assange è in tale via crucis dal 2010 e, dopo un lungo periodo trascorso nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra, è detenuto nella prigione speciale di Belmarsh (chiamata la Guantanamo inglese) nella capitale britannica, in attesa che si dipanino le procedure – cui il collegio di difesa si è opposto- dell’estradizione. Se è vero che il caso giudiziario non è chiuso, visto che – in caso di diniego dell’appello- vi sarà anche il ricorso alla Corte europea dei diritti umani, il quadro è altamente inquietante.

Assange, cui l’Ordine dei giornalisti italiano ha conferito la tessera ad honorem ed è seguito dalle organizzazioni sindacali italiane e internazionali, è diventato il capro espiatorio di un attacco generalizzato alla libertà di informare e di essere informati. Se venisse condannato il fondatore di WikiLeaks, sarebbe colpito un diritto fondamentale.

Non per caso, dunque, il nostro Coordinamento sente come propria tale iniziativa, essendo in causa i principi essenziali del vivere democratico.

La campagna sta raccogliendo (già ne sono arrivati più di ottanta) brevi video di adesione, raccolti nel mondo della cultura, del diritto e dello spettacolo. L’intenzione dei promotori è di costruire una rete di comitati e di mobilitazioni, volta a creare un nuovo clima di opinione, capace di smascherare cinismi e volontà di mettere a tacere i pochi media alternativi.

Non andò così, durante la guerra del Vietnam, con i Pentagon Papers: 7.000 pagine riservate consegnate dall’analista militare Daniel Ellsberg al New York Times e al Washington Post. Allora, però, fu invocato il primo emendamento della Costituzione statunitense che considera sacro il diritto di cronaca. Perché simile disparità di trattamento? In quel tempo le coscienze si svegliarono, mentre ora sono distratte o persino complici.

Ecco, dunque, il senso dell’adesione: contribuire alla ripresa di un atteggiamento consapevole, che colga il valore generale di una lotta che non riguarda una singola persona, bensì tutte e tutti noi.