È evidente il tentativo, in parte riuscito, di creare una sorta di pensiero unico: o con Putin o contro. Una semplificazione binaria che prelude alla coppia amico/nemico. In realtà la situazione ha una complessità non riducibile a questa coppia di opposti, sia nelle ragioni che hanno portato alla guerra che nell’individuare le soluzioni possibili. Con slittamenti successivi nella guerra in Ucraina siamo arrivati ad una situazione pericolosa, che rischia in ogni momento di prendere la mano ai vari protagonisti e di sfociare in un nuovo spaventoso conflitto mondiale e di mantenere in particolare la popolazione ucraina, che sta subendo le conseguenze tremende dell’aggressione russa, ancora nella condizione di vittima delle distruzioni e dei massacri.

La questione centrale era e resta trovare il modo di arrivare ad un cessate il fuoco prima possibile e avviare una trattativa. Obiettivo che le parti in campo a partire da Putin non sono disponibili in questo momento a realizzare. È proprio questa la forza dirompente dell’obiettivo di tregua e di conseguenti trattative di pace. Cessare il fuoco con l’obiettivo di portare soccorso alle persone, di alleviare da subito le pene tremende a cui sono sottoposte, deve essere l’obiettivo principale e la premessa per una trattativa, certamente difficile, per cercare di arrivare ad una pace stabile.

Ci sono alternative?

Le alternative sono altre vittime, altre distruzioni, un progressivo logoramento sociale ed economico dell’Ucraina, della Russia, dei paesi impegnati nel sostegno militare e nelle sanzioni, soprattutto quelli europei, un prolungamento della guerra, sempre con il rischio in ogni momento di deragliare verso un conflitto mondiale.

Un’alternativa è il rilancio del riarmo convenzionale e nucleare in un clima che rischia di essere peggiore della guerra fredda. Questa è certamente la responsabilità più grave di Putin che ha innescato con l’aggressione all’Ucraina una deriva reazionaria e guerrafondaia nel mondo tra le peggiori dalla seconda guerra mondiale, tanto che sullo sfondo ha fatto comparire la possibilità dell’uso delle armi nucleari. Una tragedia contemporanea.

Anche le trattative tra i contendenti fin qui sono servite a ben poco. Non poteva essere diversamente. Se una tregua, la pace stessa sono possibili debbono passare da un accordo e difficilmente questo può essere il risultato diretto tra i protagonisti del conflitto, perdipiù condizionati negativamente dai lutti della guerra e protagonisti di una guerra mediatica a livelli sconosciuti in precedenza.

Non basta indicare personalità autorevoli, non basta che stati si autocandidino per una mediazione di pace, occorre individuare la sede migliore e conquistare un reale consenso, ottenendo la disponibilità dei protagonisti.

È chiaro che se l’obiettivo è, come ha detto il titolare del Pentagono a Kiev, ottenere un annichilimento della Russia, l’obiettivo non è fare cessare la guerra prima possibile, ma farla durare a lungo, sostenendo con armi sempre più potenti l’Ucraina. Eppure sappiamo quanto peso abbiano avuto sentimenti di frustrazione nelle avventure politiche e militari in passato. Non a caso anche nel motivare l’invasione dell’Ucraina sono state portate ragioni di questo tipo.

È stata derisa per troppo tempo e con faciloneria la proposta di mettere in campo l’Onu come sede per affrontare la crisi Ucraina e trovare una soluzione immediata per cessare le ostilità, soccorrere le popolazioni, arrivare ad un vero negoziato di pace. Ovviamente c’è ostilità verso il ruolo dell’Onu da parte della Russia che ha aggredito l’Ucraina, forte del suo diritto di veto. Anche l’Ucraina ne ha sbeffeggiato il ruolo chiedendosi se non era preferibile sciogliere l’Onu per inutilità, sia pure come battuta polemica.

È da molto tempo che le grandi potenze – e quelle medie – hanno trovato conveniente indebolire la sede Onu, decidendo unilateralmente su guerra o pace, arrivando perfino a strangolarne il finanziamento, come hanno fatto gli Usa.

Quando l’Onu ha discusso brevemente sull’Ucraina è stata in realtà una passerella della propaganda dei protagonisti. Di più, l’assemblea è stata usata per escludere la Russia dal Consiglio per i diritti umani, anziché utilizzarla per tentare in ogni modo di aprire un difficilissimo quanto indispensabile confronto tra i protagonisti della guerra e i soggetti a vario titolo coinvolti. Eppure Luigi Ferrajoli aveva lanciato una proposta forte: convocare l’assemblea generale dell’Onu in modo permanente sulla guerra in Ucraina, per cercare in ogni modo di arrivare al cessate il fuoco e di avviare una trattativa per trovare una soluzione di pace. Ovviamente il presupposto è che i membri dell’Onu mettano avanti a tutto l’obiettivo di fermare la guerra.

L’Onu non ha truppe sue, non è una super potenza ma rappresenta una forza quando gli stati membri, a partire dai più importanti, mettono le sorti del pianeta e dell’umanità avanti a tutto, avanti ai loro interessi immediati.

Il segretario generale dell’Onu Gutierrez andrà ad incontrare Putin e Zelensky per sondare la possibilità di arrivare almeno ad una tregua. Bene, è un’iniziativa necessaria, ma fa impressione il silenzio, la solitudine, perfino i rimbrotti che accompagnano questa iniziativa. Se le iniziative riguardano le armi gli applausi si sprecano, se si parla di pace è il contrario. È un grave errore che non sia venuto un immediato, corale, forte incoraggiamento a sostegno di questa iniziativa, che è destinata a fallire se le potenze più importanti del pianeta non daranno il loro contributo. Per ora la Russia insiste nell’aggressione, gli Usa si sbracciano a inviare armi sempre più letali a sostegno dell’Ucraina, come Gran Bretagna e Europa, e non risulta incoraggino questa iniziativa, l’Ucraina ha rimbrottato il segretario generale. La Cina si tiene lontana come è ben indicato da quanto detto con un apologo Xi a Biden: chi mette il sonaglio al collo della tigre ha il compito di toglierlo. Altre potenze più o meno importanti tentano una mediazione per loro troppo impegnativa o si tengono lontane da un impegno per mettere fine alla guerra in Ucraina.

Perché l’Onu è importante?

Perché potrebbe internazionalizzare la soluzione della guerra in Ucraina e quindi tutti i paesi del pianeta potrebbero contribuire, poco o tanto, ad affrontare e risolvere con maggiore oggettività questa gravissima e rischiosa crisi. Nella consapevolezza che se questa guerra non viene fermata è forte il rischio di un’escalation militare, che potrebbe coinvolgere direttamente le grandi potenze militari, con tutte le conseguenze del caso, ben rappresentate dalla frase del manifesto degli intellettuali del 1954, ricordata da papa Francesco: l’umanità è al bivio tra autodistruzione o distruzione delle soluzioni militari.

L’Onu è l’unica sede internazionale esistente, frutto del sogno dei vincitori della 2° guerra mondiale contro il nazifascismo per costruire un mondo senza più guerre terrificanti. La sua crisi è frutto della deriva di grandi potenze che, immemori della scelta iniziale, hanno voluto decidere unilateralmente della guerra e della pace, lasciando lutti, instabilità. Non uno dei conflitti importanti nel mondo si è risolto con una nuova stabilità. Vogliamo fare l’elenco, dall’Afghanistan, allo Yemen, alla Libia, delle guerre irrisolte? dei guasti tremendi per la vita delle persone e le enormi distruzioni? Il mondo è sempre meno aperto, meno globale.

Solo alcuni mesi fa il sogno era cooperare a livello mondiale per salvare la vita sul pianeta di fronte alla crisi climatica, al rischio di estinzione dell’umanità stessa. Oggi una parte dell’umanità sta agendo in modo da prefigurare il rischio della sua estinzione attraverso una guerra distruttiva, se dovesse andare fuori controllo lo scontro in Ucraina. Macron ha detto che l’Europa deve non solo sostenere gli Ucraini contro l’invasione russa ma anche lavorare per interrompere le ostilità e impegnarsi nella trattativa per la pace, ha prefigurato un ruolo autonomo dell’UE per arrivare alla pace.

L’iniziativa di Gutierrez non deve fallire.

La sede Onu è la migliore possibile per tentare di superare questa crisi, la più grave da decenni, la più foriera di sviluppi imprevisti e drammatici. La grandi (e medie) potenze hanno il dovere di sostenere questa iniziativa dell’Onu. L’idea che i contendenti possano arrivare alla pace direttamente, senza una mediazione è campata in aria, che la mediazione possano farla paesi volenterosi più o meno con interessi in campo è destituita di fondamento, come si è visto.

Resta la sede Onu per sbloccare la situazione, ma ha bisogno di avere le potenze mondiali a sostegno della sua iniziativa, mentre oggi troppi lavorano contro. Per questo occorre fare crescere un largo, forte movimento per la pace, con l’obiettivo di impedire che le grandi potenze continuino a decidere unilateralmente e vengano spinte a favorire trattative e mediazione.

Per questo occorre fare crescere il sostegno al rappresentante dell’Onu, combattendo scetticismi e perfino dileggio, che hanno l’unico scopo di fare fallire questa iniziativa e continuare la guerra e la via delle forniture di armi.