PACE SUBITO, DA QUESTA CRISI SI DEVE USCIRE CON IL RILANCIO DEGLI  INVESTIMENTI PER LA RICONVERSIONE ECOLOGICA!

 

L’escalation bellica in Ucraina ha subito una accelerazione drammatica dopo l’invasione di Putin che rischia di minare la pace in Europa per la contrapposizione di blocchi contrapposti.

Si adombra perfino la minaccia nucleare e questo richiama l’esposizione alle minacce incombenti sull’umanità ricordate da papa Francesco: la guerra annientatrice, il clima ostile alla sopravvivenza, l’ingiustizia sociale che corrompe le esistenze. Nè possiamo dimenticare che la pandemia aggredisce tuttora gran parte del pianeta.

Questa situazione rischia di mettere in ombra la questione climatica, che finalmente e faticosamente è diventata centrale e da cui dipende il futuro dell’umanità. Le anomalie climatiche si moltiplicano e si aggravano: dall’estrema siccità allo scioglimento accelerato del permafrost in Siberia, alla mancanza d’acqua, questioni che vengono rimosse sotto la pressione della guerra.

La risposta all’impazzimento dei prezzi dei combustibili fossili e alle carenze di rifornimenti non può che avere la risposta dell’accelerazione della strategia indispensabile per mantenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi.

L’uso dei combustibili fossili è ancora in campo come fattore di potenza e di dominio del mondo. L’Europa non deve cedere a questa deriva, neppure in presenza della guerra in Ucraina.

L’unica risposta alla guerra è riaprire il dialogo e non l’estensione della Nato, senza comprendere che occorre anzitutto fornire condizioni di sicurezza a tutti, all’Ucraina come alla Russia.

Occorre cercare la comprensione tra tutti paesi, abolire la guerra come mezzo di regolazione delle contese, come del resto afferma solennemente l’art. 11 della nostra Costituzione.

Insistendo sull’uso dei fossili l’Europa pagherebbe un prezzo altissimo di dipendenza dall’estero, con sottrazione di risorse, con il blocco dello sviluppo, con la caduta dell’occupazione.

Per raggiungere l’autonomia in Italia e in Europa e quindi ridurre i costi occorre produrre energia in modo sempre più compatibile con gli obiettivi climatici. Occorre un progetto complessivo che comprenda investimenti massici nelle energie rinnovabili, nell’idrogeno verde, nel risparmio energetico.

Nelle posizioni del Governo ci sono evidenti ambiguità. Puntare su misure transitorie come maggiori estrazioni nazionali di gas e nuovi rigassificatori (occorrono alcuni anni) e insistere sull’uso del carbone sono misure tampone o scelte che contrastano con gli impegni presi in precedenza?

Oggi disponiamo di tecnologie che possono portarci fuori da questa crisi.

La guerra può indurre misure di arretramento e conservazione del modello economico precedente o invece essere l’occasione per fare subito scelte coraggiose e innovative per l’ambiente,  riducendo i consumi e approntando da qui ai prossimi 3 anni 60 GW di rinnovabili, come suggerisce l’A.D. Starace di ENEL, che farebbero risparmiare all’Italia 18 miliardi di metri cubi di gas.

Se avessimo continuato a investire in impianti di energie rinnovabili come nel triennio 2010/13, avremmo consolidato i posti di lavoro creati nel triennio ed oggi, dopo 8 anni, avremmo operativi gli stessi 60 GW di rinnovabili in più ipotizzati da Starace, riducendo già oggi il consumo di gas fossile di 18 miliardi di m3, pari al 66 % del gas importato dalla Russia. Le misure ipotizzate dal Governo sono ben lontane da questo risultato, per questo chiediamo una svolta coraggiosa.

Governo e parlamento debbono decidere subito un nuovo programma di politiche energetiche accelerando al massimo gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’idrogeno, concentrando gli investimenti del PNRR anzitutto su questo obiettivo.

Per l’Osservatorio: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin

 

4 marzo 2022