Corre in questi giorni la giornata del ricordo. Corre nelle stesse ore, puntuale, sul confine di profonde gole che scavano la memoria di una Nazione il revisionismo, feroce, sulle Foibe.

 

In questo fervore polemico, il Coordinamento Democrazia Costituzionale di Milano sente il dovere di esprimere la più sentita solidarietà con il professore Tomaso Montanari, bersaglio di ingiurie e oltraggi alla sua statura prima che accademica, morale, per il suo impegno di verità storica, e di porsi a fianco dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nell’esprimere il più profondo sdegno contro la circolare del MIUR, che equipara gli eccidi bellici e post bellici delle Foibe con il programma di sterminio dell’Olocausto.

 

Una equiparazione inaccettabile, che disonora la memoria di tutte le vittime e rende risibile un compito ministeriale di tale portata. Da certi crepacci la storia è già passata.

 

Il primo autorevole storico che tentò di porre un argine al declino della memoria sul tema delle Foibe porta il nome di Angelo Del Boca, il più grande storico del colonialismo Italiano.

 

Rimandiamo allo studio delle sue ricerche, e degli storici che ne seguono l’opera scientifica, pertanto non saremo noi a ricordare i metodi italiani che inaugurarono l’Impero, non staremo qui noi a citare il discorso dell’orrore di Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, non indugeremo noi a precisare il numero di infoibati, distinguendo magari, e giustamente, le vittime prussiane della Grande Guerra, le vittime della pulizia etnica fascista, le vittime delle rappresaglie fasciste alla lotta partigiana e quelle della guerra di liberazione Jugoslava.

 

Ma giova ricordare una volta per tutte che il “giorno del ricordo”, stabilito ufficialmente il 10 febbraio, si celebra nella ricorrenza del Trattato di Pace del ’47 che pose fine alla seconda guerra mondiale. Guerra scatenata dalle ambizioni nazifasciste sul mondo.

 

In quella pace ritrovata, l’Italia fu privata delle sue colonie e a Norimberga furono giudicate, irrevocabilmente, tutte le pratiche di cui si macchiarono anche i comandi italiani, comandi che non vi furono trascinati, in quel Tribunale, non per la mitezza delle loro strategie belliche, non per la moderazione della loro visione politica, ma soltanto perché “la svolta” di Badoglio e il tributo partigiano nella lotta di liberazione riscattarono tale gravissima onta, riabilitando il bel paese nell’onore locale e nella dignità internazionale.

 

Non dimenticare tutto questo, dando giusta misura ai fatti storici, era e resta ancor oggi un dovere, morale e civile, imprescindibile per l’esistenza della Repubblica, sorta su quelle ceneri.

 

Coordinamento Democrazia Costituzionale – Milano

11 Febbraio 2022