Il Cdc aderisce alle manifestazioni indette per ricordare la vittoria nei referendum contro la privatizzazione dell’acqua e il ritorno al nucleare in Italia

 

 

Il Coordinamento per la democrazia costituzionale aderisce alle manifestazioni indette l’11 e il 12 giugno per ricordare la vittoria popolare nei referendum svoltisi 10 anni fa, per affermare l’acqua come bene comune pubblico e per confermare il No del precedente referendum contro il nucleare in Italia, che comportò la chiusura definitiva del nucleare civile da fissione. Si trattò di due appuntamenti importanti e partecipati.

 

Malgrado il netto pronunciamento delle cittadine e dei cittadini italiani, sono forti le pressioni di chi, per interessi economici, punta a privatizzare le forniture di acqua e a riaprire il capitolo del nucleare in Italia, approfittando del rilancio che alcuni Stati ne stanno tentando in Europa per ottenere l’accesso ai fondi del Next Generation EU riservati alle energie da fonti rinnovabili.

 

E’ la conferma che i successi non sono mai definitivi, per questo vanno ricordati e occorre impegnarsi per la loro attuazione. Oggi è di nuovo necessario mobilitarsi per bloccare gli interessi economici che vorrebbero privatizzare l’acqua bene pubblico, facendone oggetto di speculazione in borsa, così come è necessario non solo confermare senza equivoci il NO al nucleare in Italia, ma pretendere che il governo si pronunci in sede Europea mettendo il veto ad ogni tentativo di paragonare il nucleare civile da fissione alle energie rinnovabili, negando di conseguenza l’accesso ai fondi europei.

 

Inoltre, il problema delle scorie nucleari, sia quelle di medio-bassa intensità (oltre 300 anni) che quelle più pericolose e di lunga durata (10.000 anni), va risolto rivedendo radicalmente le proposte della Sogin, che in sostanza propone di contaminare nuove aree territoriali e di riunire in un unico sito entrambe le categorie di scorie, nonostante sia vietato dalle norme attuali.

Per di più la Sogin ha pubblicamente avanzato le sue proposte senza avere svolto studi preventivi approfonditi sui diversi siti possibili, anzitutto per evitare di compromettere le condizioni di salute, di vita, economiche, culturali delle popolazioni interessate e senza offrire garanzie sulle acque interne e sul mare, sull’ambiente, sulla sicurezza pubblica e sulla viabilità.

 

Tra meno di un mese si chiuderà il periodo di consultazione previsto sul deposito delle scorie nucleari. E’ necessario che governo e parlamento garantiscano che la Sogin riveda le sue proposte, raccogliendo le opinioni delle istituzioni locali e delle popolazioni coinvolte.

La grave questione della collocazione delle scorie nucleari è la conferma che la scelta dell’energia nucleare civile da fissione è sbagliata e va bloccata, e che la collocazione delle scorie deve avvenire senza compromettere ulteriormente la salute, l’ambiente e la sicurezza pubblica.

 

Roma, 8 giugno 2021