NO ALL’ELECTION DAY

Dichiarazione di Alfiero Grandi, vice presidente Comitato per il No al taglio del Parlamento

 

Il Governo insiste sulle forzature per quanto riguarda la data delle elezioni. Le Regionali e il rinnovo delle Amministrazioni comunali non possono coincidere con il voto sul referendum costituzionale relativi al taglio del parlamento.

Votare il 13 settembre, inoltre, vuol dire non avere il tempo materiale per fare la campagna elettorale, tanto più se gli argomenti saranno così diversi: costituzionali, regionali, locali.

 

Per di più il Governo sembra non ricordare che il 2 giugno è la Festa della Repubblica, quindi della Costituzione, e sembra sottovalutare la rilevanza della decisione sul taglio del parlamento che è architrave del nostro assetto costituzionale e che tutti dovrebbero avere interesse a rendere chiara nelle motivazioni, sia pro che contro.

 

Il Governo si era impegnato ad un confronto preventivo con i Comitati per il No, che lo avevano chiesto, prima di prendere decisioni. Lo aveva affermato il Presidente Conte. Ora si apprende che in parlamento il Governo sta puntando a far votare tutto insieme il 13 settembre, convocando un election day.

Con questa scelta l’importanza della decisione su una modifica costituzionale viene sminuita e dovrebbe provocare una reazione negativa da parte degli stessi promotori del taglio del parlamento che invece preferiscono evidentemente adeguarsi alle forzature che il governo sta tentando. La stessa motivazione della pandemia è usata in modo strumentale visto che siamo pronti ad avanzare soluzioni alternative ragionevoli.

 

Chiediamo quindi al governo di fermarsi e di confrontarsi con i promotori del referendum e con i comitati per il No, essendo del tutto evidente che la ragione del No nel referendum si basa sull’importante considerazione che il taglio dei parlamentari rappresenti un intervento pesantemente negativo sull’assetto costituzionale, con conseguenze sull’equilibrio dei poteri e sulla stessa elezione del Presidente della Repubblica.

 

Ci auguriamo che il Parlamento corregga quest’orientamento del governo.

 

Roma, 22 maggio 2020