La decisione di Trump di ordinare l’assassinio del generale iraniano Soleimani è un atto gravissimo, che sta innescando dure reazioni, mette in crisi definitivamente l’accordo per evitare che l’Iran entri in possesso del nucleare militare, crea un grave clima di tensione, con il rischio evidente dello scatenamento di un conflitto.

L’Unione Europea e in questo ambito l’Italia debbono decidere un’iniziativa per evitare ad ogni costo un inasprimento ulteriore del conflitto. E’ un’occasione grave che l’UE non può sottovalutare e per questo deve sviluppare un’iniziativa a nome di tutti i paesi dell’Unione per fermare l’escalation del conflitto. La disarticolazione europea ha già portato a sottovalutare il conflitto in Libia, dove ora prevale una situazione di guerra aperta che genera lutti e distruzioni in quel paese, mette a rischio la vita dei profughi che sono ancora prigionieri in veri e propri lager senza diritti e a rischio della vita stessa.

L’Ue deve decidere di esercitare immediatamente un ruolo attivo autonomo per fermare l’escalation delle azioni di guerra nelle zone dell’Iraq, della Siria, dell’Iran, del Libano, della penisola arabica, della Libia e anche Israele dovrebbe comprendere che ha interesse a che si crei un clima di distensione nell’area.

La guerra non può e non deve essere la conseguenza inevitabile che estremismi diffusi cercano di innescare e ai quali l’azione di Trump ha dato una spinta con la sua drammatica e solitaria decisione.

L’Italia in particolare deve mettere in chiaro le sue posizioni. Il suolo italiano deve essere vietato ad azioni di guerra. Agli alleati e alla Nato questa posizione va espressa con nettezza. Né tanto meno possono esserci ulteriori dislocazioni di bombe nucleari in Italia.

Inoltre l’Italia deve ritirare i suoi militari dalle missioni nel vicino e medio oriente, anche come atto unilaterale, come sembra avere iniziato a fare la Germania.

Del resto Trump non ha chiesto l’opinione dell’Italia per l’azione di guerra intrapresa e i militari italiani non possono restare dislocati in scenari geopolitici e di guerra con un grave rischio e senza alcuna garanzia di comportamenti responsabili da parte dei protagonisti della tensione nell’area.

Anche il parlamento iracheno ha chiesto al suo governo di disporre il ritiro dei militari stranieri, quindi non è possibile restare in quel paese facendo correre un grave rischio ai militari italiani in questa e in altre aree, a partire dal Libano.

Questa è l’occasione per un ripensamento di tutte le dislocazioni militari italiane e di una seria ridiscussione delle scelte in tutte le sedi internazionali a partire dalla Nato per pretendere piena partecipazione non solo alle missioni militari ma anche alle decisioni politiche che presiedono a queste scelte.

L’Unione europea deve costruire una propria autonoma gestione delle missioni militari europee a sostegno delle decisioni politiche che debbono avere come fondamento una politica di coesistenza e di pace e il ripudio della guerra come soluzione dei conflitti.

​​​​​Presidente ​​Massimo Villone

VicepresidentiAlfiero Grandi

​​​​​​​​Silvia Manderino

9/1/2020