Il Patto Costituente che ha dato vita alla Costituzione del 1948, stipulato da personalità politiche come De Gasperi, La Malfa, Nenni, Togliatti, ed elaborato da un’Assemblea Costituente, eletta per la prima volta a suffragio universale e della quale facevano parte i più illustri intellettuali dell’epoca, dovrebbe essere sostituito dal “patto del Nazareno”, concluso tra Renzi e Boschi da un lato e Berlusconi e Verdini dall’altro, il primo condannato in via definitiva per frode fiscale, il secondo con cinque rinvii a giudizio per reati vari. E tutto ciò con il voto di un Parlamento delegittimato dalla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha bocciato il premio di maggioranza e le liste bloccate previste dalla precedente legge elettorale, nota come Porcellum. La nuova legge elettorale, entrata in vigore a marzo, ripropone i meccanismi di quella precedente. Il premio di maggioranza è abnorme: il 55% dei seggi alla Camera va al primo partito con il 40% dei voti e, se nessuno raggiunge questa percentuale, al partito che nel turno di ballottaggio, riservato solo ai primi due, arriva in testa. In pratica un unico partito con un numero di voti ridotto, che potrebbe al secondo turno rappresentare una parte esigua dei votanti e ancora più esigua degli elettori, avrà il controllo della Camera e il suo leader sarà plebiscitato al potere, anche grazie alla previsione dei capilista bloccati, per cui circa i due terzi dei deputati non saranno di fatto eletti ma scelti dai leader di partito tra i propri fedelissimi.
In questo contesto la controriforma costituzionale in corso di approvazione mira a dare vita ad un Senato non rappresentativo e debole. Agli elettori viene sottratto il diritto di eleggere i senatori, diritto che è attribuito ai Consigli regionali, e quello di essere eletti senatori, visto che diventeranno tali solo consiglieri regionali e sindaci. Il contentino dato alla “sinistra PD” che fa riferimento alle “scelte degli elettori” è ambiguo e contraddittorio. In pratica la casta politica riprodurrà se stessa. Il Senato, sia per il numero ridotto (100 senatori in tutto) sia per la debolezza dei suoi poteri legislativi e di controllo (a parte l’approvazione delle leggi bicamerali, come quelle costituzionali, che imporrebbe la sua elezione popolare) non giocherà un ruolo di effettivo contrappeso al dominio della maggioranza monopartitica della Camera e del suo leader che avranno la possibilità di eleggersi il Presidente della Repubblica e di condizionare la composizione di altri organi di garanzia. La mancata riduzione del numero dei deputati, che restano 630, si spiega solo con la volontà dei leader del centro-sinistra e del centro-destra di garantire l’elezione ai propri fedelissimi e quindi di mantenere il controllo di gran parte dei deputati.
A fronte dell’indebolimento del Parlamento, al Governo viene garantito che i suoi disegni di legge saranno votati entro 70 giorni (85 per quelli più “complessi”). L’attuazione dei diritti delle minoranze è rinviata ai regolamenti parlamentari. Lo stesso avviene per i nuovi istituti di partecipazione, come il referendum propositivo, che darebbe modo al corpo elettorale di pronunciarsi su una legge di iniziativa popolare, la cui attuazione è rimandata ad una futura legge costituzionale e ad una successiva legge ordinaria. Infine paradossalmente le Regioni, che il Senato dovrebbe rappresentare, sono depotenziate sul piano sia finanziario sia delle competenze legislative e viene operata una forte ricentralizzazione dei poteri a vantaggio dello Stato.
In definitiva la cosiddette riforme stravolgerebbero l’ordinamento costituzionale, introducendo di fatto un iperpresidenzialismo non controbilanciato da forti poteri di garanzia e pregiudicando il principio dell’equilibrio fra i poteri dello Stato. Si tratta di controriforme pienamente coerenti con quelle che hanno limitato i diritti costituzionali relativi al lavoro, alla scuola, alla tutela dell’ambiente. A questo disegno occorre opporsi e chiedere che a pronunciarsi siano gli elettori, non per una “graziosa concessione del Presidente del Consiglio, ma come è loro diritto se la legge costituzionale verrà approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti delle due Camere.
Testo del volantino per il prossimo presidio indetto a Perugia davanti alla Prefettura Martedì 13 Ottobre ore 17.30.
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